A Fabio, 5 aprile 2009.

domenica 28 aprile 2013

42imo Cross dell'Albana (Cinque Ville)

Se c'e' da andare a correre per allenamento o "tanto per", io sono l'ultimo ad alzare la mano. Ma se c'e' una gara che ha una qualche connotazione di unicita', allora il discorso cambia. Niente di meglio che lasciare il proprio nome fra i partecipanti di una gara storica e particolare... Sono andato (quest'anno) a Firenze a fare la mezza, perche' era la 30ima edizione... Sono andato (2 volte...) a fare la Cinque Mulini, che vedevo in bianco e nero alla tv da bimbo, Sono andato in tanti posti a correre (ma anche a pedalare  e a nuotare, o a fare dei triathlon), per un motivo o per l'altro. 

Gia' l'anno scorso mi ero iscritto a questa Cinque Ville (ufficialmente Cross dell'Albana) di Bertinoro, ma prima era stata rimandata per il nevone, poi era stata messa in calendario proprio quando ero a Londra per la maratona. Quindi quest'anno non me la sarei persa per (quasi) nulla al mondo. Ovviamente, come mi capita da un po', lanciando l'idea fra gli amici del triathlon, ho trovato subito compagnia, e un paio di incoscienti si sono uniti.

Si perche' la Cinque Ville non e' una corsetta qualunque. Chi corre nel bolognese , dovra' unire le difficolta' del Trofeo Nassetti a quelle della Camminata della Resistenza per avere un'idea, sia pur vaga, dell'ignoranza che questa corsa e'.

 

 



 

Partenza dalla Piazza di Bertinoro, in discesa e a rotta di collo verso Panighina (e qui i ciclisti sanno di cosa sto parlando) con brusca deviazione campestre nel parco di Villa Farini, e ripresa della discesa. A Panighina si costeggiano Villa Norina e Villa Petrucci, in leggera salita (la strada becca, dicono da queste parti...), per poi entrare in salita a strozzo nella Fattoria Paradiso, con attraversamento delle cantine e con la scalinata ornata da bottiglie di Barbarossa, dove c'e' un primo ristoro, con anche Sangiovese... Dopo adeguato saliscendi spaccagambe (piu' sali che scendi e pasasaggio in Villa Monsignani), si arriva di nuovo a Bertinoro, dove l'arrivo e' segnato a biro da tre giudici che si urlano i numeri (non sempre giusti).

Tredici chilometri, un'ora e venti di puro fuori soglia, perche' in discesa mica si puo' rallentare... Alla fine pacco gara un po' misero (succhi di frutta e una bottiglia di Sangiovese dentro uno zaino anonimo) ma il buon sapore di aver fatto parte di un evento. Special Guest PPS (Polisportiva Porta Saragozza), Jacopo, Luca, Massimo e Michele.

sabato 27 aprile 2013

A.A.A.A.A. Cercasi forma decente

Ogni anno (anche quest'anno, ovviamente), intorno a meta' marzo, mi domando se riusciro' a fare tutti le gare che metto in calendario. E ancora non mi capacito di come sia riuscito a finire l'Escape from Alcatraz. La forzata preparazione ridotta invernale (che negli ultimi anni si e' accentuata per le frequenti nevicate) infatti, mi porta piu' che ad uno scadimento della forma in se' (sempre limitata) ad un aumento di peso,  che per me e' l'indicatore di fuori forma-in forma.

In sostanza se la bilancia dice che peso piu' di 85 chili sono fuori forma, se ne segna meno, allora la forma e' vicina. Quest'anno la forma era (ed e') proprio lontana. Attualmente veleggio sugli 87 kg, ma ho gia' avuto un discreto calo per aver ripreso la "dieta talebana" di Mariano, il quale e' l'unico che riesce a farmi calare repentinamente e poi aggiustando i 5 pasti a farmi calare e stabilizzare. 

Purtroppo io ho un rapporto con il cibo di odio ed amore quindi anche con i dietologi o nutrizionisti che dir si voglia. Comunque pur con un minimo calo mi sento gia' piu' leggero, prova ne e' che anche nella salita di Montescudo, affrontata ieri, mi sia sentito meno distrutto delle prime volte. 

Certo che ora ho preso un discreto passo negli allenamenti, e dopo che lunedi a nuoto avevo un po' scaricato Volano, martedi ho corso, perche' sembra che adesso la corsa sia quella che mi faccia dimangrire piu' velocemente, anche se due ore di bici mi distruggono. Quarantacinque minuti, perche' di testa di piu' non reggo, mentalmente ma quanto basta per fare qualcosa. 

Mercoledi escursione nel faentino con Leo, dove il nostro top biker GMP ci ha deliziato di un percorso impegnativo, per noi. Lui sembrava, alla fine, uscito da una passeggiata. Da Faenza, Modigliana, Monte Chioda, Monte Trebbio attraverso una "bretella", San Savino, Santa Lucia e ritorno a Faenza. Percorso nervoso, come io odio. 

Giovedi, 25 aprile, Riccione, dove appena arrivati abnbiamo approfittato, io e Carla, per farci una corsetta. Quarantadue minuti, stavolta, ma un po' piu' impegnati. un po' per la "cappa" di umidita', un po' perche' da casa nostra al mare un minimo dislivello c'e'. E poi sul lungomare una fiumana di gente ci costringeva a cambi di direzione improvvisi. 

Ieri, complice una quiete incredibile e l'assenza dei petulanti gatti, abbiamo dormito a lungo, e quindi sono partito per il giro del Challenge piuttosto in ritardo, decidendo, una volta a Montescudo, di tornare indietro. Oramai lo conosco, so quello che mi aspetta e mi domando perche' sia stato studiato un percorso cosi' faticoso, ma soprattutto perche' io sia stato cosi' sciocco da iscrivermici. Comunque ora sono dentro e lo finiro'.

Infine, oggi, rientrando a Bologna mi fermero' a Bertinoro, dove si svolge la storica corsa (cross, in verita') delle 5 Ville, con passaggio nelle cantine della Fattoria Paradiso.

lunedì 22 aprile 2013

70.3 Lido di Volano

In una settimana caratterizzata da un bel po' di chilometri in bici, alternando uscite di collina tosta ad una di pianura, in vista della prima gara stagionale. Seguendo sempre i precetti di coach Thomas il lunedi ed il giovedi, nel nuoto, ma trascurando un po' la corsa.

E dunque esordio stagionale previsto a Volano, in questo mezzo ironman nella bella riserva del fiume Po, scelto per l'intimita' dei partecipanti (siamo circa un centinaio, di cui 11 della PPS) e soprattutto per far provare emozioni, alimentazione, abbigliamento, il nuotare con la muta e le varie fasi della gara a otto  esordienti sulla distanza e ben cinque alla loro primissima gara di triathlon. Anche il tifo e' PPS, con il DOC che e' venuto sia per incitare il fratello (in  gara), sia per vedere da fuori come funziona un triathlon, lui che e' ottimo podista e ciclista, ma ha ben poca dimestichezza con il nuoto. Eppure e' fermamente deciso a provarci. Unico neo, nugoli di zanzare autocotone che svegliate dal tepore sono affamate e si gettano sui poveri tirathleti fameliche.

Magari per qualcuno potrebbe sembrare follia pura, far esordire in una distanza gia' cosi' "impegnativa" atleti digiuni della triplice, ma hanno comunque tutti gia' con esperienze di podismo a livello di maratona, e in bici se la cavano egregiamente su distanze a due zeri, solo a nuoto qualcuno ha problemi, ma sapendo di essere in compagnia, in una gara affrontata come allenamento combinato, dove la tensione della gara poteva essere tranquillamente messo in secondo piano, era un'occasione irripetibile..

Il risultato e' stato eccezionale ed anche superiore a quanto mi aspettassi. Otto finisher su undici, io che non ho finito per una foratura, uno e' caduto (non uno degli esordienti) e la terza non finisher, una delle due ragazze, fermata dal regolamento (assurdo) che aveva messo il cancello temporale del nuoto + bici a 4 ore (mentre in tutti i 70.3 e' di 5 ore e 10'), ma giunta a 4 ore e venti. Purtroppo l'inflessibilita' dei giudici a volte guasta il piacere di fare certe cose. 

Partenza da Bologna alle 6.30 io, Angelo, Giulia e Piergiorgio. Arriviamo sotto un grigissimo cielo a Lido di Volano che neanche sono le 8.00, e siamo praticamente gli unici esseri viventi. Dopo aver recuperato i pacchi gara, vengo distratto a tal punto da saluti, richieste di consigli e chiacchiere che rischio di non essere pronto per il via. 






Start che per fortuna viene anche ritardato un po'. Comunque poco dopo le 10.00 si parte. Due bracciate e capisco che non e' giornata. L'acqua, marrone, non aiuta a migliorare l'umore, ma almeno e' meno salata del previsto. Dopo il primo giro sono fortemente tentato di ritornare a riva, ma il piattone in bici e' una bella tentazione. Anche perche' non c'e' vento.




Esco dopo 46 minuti, fra gli ultimi, ma sono fermamente deciso a recuperare in bici. La bici aveva 4 km di raccordo per arrivare in un circuito di una ventina di chilometri da ripetere 4 volte. Super piatto, con due lunghi rettilinei. Asfalto praticamente perfetto tranne sui ponti di due canali dove c'era un gradino. Il passo e' discreto, nonostante la pioggia battente, mi assesto sui 29 di media, ma al terzo giro il gradino di un ponte mi frega. La ruota anteriore fa un suono sinistro e in poco si sgonfia. 

Non del tutto, ma quel tanto da farmi fermare. Provo con la bomboletta di schiuma, un po' si gonfia, e -dato che sono nel punto piu' lontano del circuito- arrivo al primo incrocio presidiato e chiedo di farmi venire a prendere. Aspetteremo 20 minuti, sotto il diluvio e al vento fresco, quando infreddolito e scocciato, decido di cercare di gonfiare al meglio la ruota e arrivare in fondo. Ci riesco.



A quel punto non mi rimane altro che fare il tifo, dare il sostegno e fornire compagnia a coloro che sono in gara, quindi festeggiare con loro l'arrivo e la conquista di questa medaglia. Gara durissima, sotto una pioggia battente, nelle tre frazioni. Durante i 23 km di corsa, poi, il passaggio nella pineta sempre piu' fangoso. Insomma peggior battesimo non poteva esserci, ma tutto hanno sfoderato un sorriso dall'inizio alla fine, senza mai cedere.





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lunedì 15 aprile 2013

When the dreams come true


Neanche il tempo di godermi il primo sole, battezzato con ben 250 km in bici in una settimana che gia' devo pensare al 12 ottobre. La Gara. 

Ogni triathleta del mondo, anche negandolo sotto tortura, ci fa un pensiero. L'Ironman World Championship rappresenta la Gara. Lo Scopo per cui fai questo sport. Lontana e praticamente irragiungibile per persone normali, rappresenta il Sogno di una vita.

A Kona, ogni anno la seconda domenica di ottobre si sfidano i migliori al mondo nel triathlon, pro e amatori. Quasi tutti i partecipanti hanno il prezioso pettorale solo per averlo conquistato meritatamente, per aver vinto o essere arrivato molto in su nella classifica della propria categoria in una gara Ironman.

Tutti gli altri sognano. E nella migliore tradizione americana la WTC (che gestisce il marchio "Mdot") tiene vivo questo Sogno regalando a 100 fortunatissimi estratti nella Lottery Program un pettorale. Chiunque puo' partecipare, a questa lotteria. Io ci provo da 11 anni. Ovviamente senza fortuna.



Tre pettorali vengono anche venduti per beneficenza all'asta su Ebay.com. Qua e' una questione di soldi. L'anno scorso un pettorale ha toccato i 40 mila dollari.

Da due anni (visto che comunque e' nata una concorrenza agguerrita e i partecipanti sono calati) la WTC ha pensato di regalare il Sogno anche ai "fedelissimi". Coloro, cioe', che rispondendo a quattro condizioni (avere finito 12 Ironman interi e Mdot, almeno uno nei due anni precedenti la Lotteria, essere iscirtto ad un evento dell'anno incorso e -ovviamente- non essere mai andato a Kona), possono accedere alla Legacy Lottery, altri 100 pettorali con cui partecipare all'Evento. 


L'anno scorso non ho potuto partecipare perche non avevo una condizione (nel 2010 non avevo fatto Ironman, ma solo un 70.3 e dopo una fitta corrispondenza mi e' stato negato il diritto a parteciparvi) e ho potuto vedere gli amici Amedeo, Fink e Pierluca godersi l'Evento. 

Forse e' stato giusto cosi', io che sono un po' cabalistico, preferisco quest'anno che festeggio 50 anni di vita, 10 anni di triathlon, 15 di matrimonio, e probabilmente ci andro' con 15 Ironman finiti. Insomma, l'anno perfetto.

Dopo questo momento di autocelebrazione (ho avuto certamente fortuna ad essere stato estratto, ma io a 14 Ironman ci sono arrivato in fondo davvero!) ritorno sulla terra (perche' comunque ho gare prima): finalmente e' arrivata primavera e i primi giri in bici si allungano. Non solo ma bisogna che rimetta a posto il peso, se non voglio fare l'Ironman cannone. Martedi scorso bel giro di pianura con Claudia (donna bionica), ripetuto giovedi in compagnia di Angela 8altra donna bionica) e Giovanni, fresco finisher al Giro delle Fiandre amatori.

Nel mezzo, mercoledi, un po' di corsa, 50 minuti con parecchi esercizi per nascondere la pocoa voglia che ho.Ancora nuoto lunedi, ma non giovedi, come si e' visto dal post precedente funestato dalla perdita di Topazio, la prima gatta presa da me e Carla (praticamente e' coetanea del nostro amore) cui abbiamo dovuto mettere fine alle sofferenze. 

Sono stati venti anni splendidi, come ogni "gattaro" sa, ciascun gatto ha proprie uniche caratteristiche e non le elenchero' qua, perche' sarebbero comunque tante.  Tuttavia la vita prosegue e venerdi siamo andati a Riccione, per goderci il tepore primaverile e una Riccione tranquilla. 



Nel mio caso anche per ripetere il giro in bici del Challenge, che continuo a sognare di notte (come incubo) in compagnia di Jacopo e Piergiorgio, la cui gamba e' certamernte piu' forte della mia (e ci vuole poco). Stavolta ho usato la Trek, e mi pare che l'assetto sia certamente migliore che non con la Cervelo. 


Dopo, il fantozziano tentativo di far provare la muta a Piergiorgio, ma per l'acqua gelida abbiamo resistito 2 minuti (due).






sabato 13 aprile 2013

Ciao topazio.



Il Ponte dell'Arcobaleno

Un'antica leggenda degli indiani d'America

Tra la Terra e il cielo esiste un ponte, chiamato Ponte dell’Arcobaleno per i bellissimi colori da cui è formato.

Quando un animale che ci è stato molto caro muore va in un luogo che si trova all’inizio di questo ponte.

E’ un posto bellissimo dove l’erba è sempre fresca e profumata e i nostri speciali amici possono correre e giocare insieme.

Trovano sempre il loro cibo preferito, l’acqua è fresca per dissetarsi e così i nostri cari amici sono felici.
 
Se in vita erano malati o vecchi qui ritrovano salute e gioventù, se erano menomati o infermi qui ritornano ad essere sani e forti.



In questo luogo gli animali che abbiamo tanto amato stanno bene, eccetto per una piccola cosa: sentono la mancanza della persona speciale che hanno lasciato sulla terra.

Così accade di vedere che durante il gioco qualcuno di loro si fermi e guardi oltre la collina, tutti i suoi sensi sono all’erta, i suoi occhi si illuminano e le sue zampe iniziano la grande corsa.

Tu sei stato visto e quando incontri il tuo amico speciale lo stringi tra le braccia con grande gioia.

Il tuo viso è baciato ancora ed ancora ed i tuoi occhi incontrano i suoi sinceri che tanto ti hanno cercato.

Adesso insieme potrete attraversare il Ponte dell’Arcobaleno per non lasciarvi mai più.

 Topazio Njord, femmina Norvegese delle foreste 
02-06-1993 / 11-04-2013 R.I.P.

lunedì 8 aprile 2013

Molta acqua sotto i ponti...



...specie di fiume. Ieri, infatti, ho partecipato alla 30ima edizione della Vivicitta', a Firenze, dove la distanza era sui 21 km della mezza. Il mio rapporto con la corsa e' sempre di odio-amore, e questa dicotomia prosegue, curiosamente, nel dualismo Bologna-Firenze. Da vero bolognese non ho mai avuto simpatia per i fiorentini, sempre pronti a fare i simpatici, spesso a sproposito, con quella battuta sempre in bocca cui ridono solo loro. 



Certo, rimango sempre affascinato quando vado a Firenze, la bellezza dei monumenti (non che Bologna sia da meno, ma -si sa- il turismo organizzato privilegia la citta' toscana e Venezia, saltando a pie' pari la nostra Dotta) rapisce, decisamente, con quella sequenza Duomo-Palazzo Vecchio-Santa Croce che stordisce. Specie se ci stai correndo, come mi e' successo ieri, per la terza volta (dopo Maratona 2011, DJTen 2012 e ieri, appunto, nella mezza). 


 


Non avevo aspettative. Come oramai mi ripeto sempre negli impegni podistici. I piedi possono rovinarmele in qualunque momento, quindi prendo quello che il fisico mi consente. Prima del via rendez vous con Gianluca e cognati, alla loro prima mezza. Giustamente Gianluca rimarra' con loro, io devo andare: ho bisogno di risposte. 

E dunque partenza nelle retrovie, all'inseguimento dei palloncini rosa (pacers delle 2h00), raggiunti in 3 km abbastanza agevolmente. Un passo sui 5.40/km (anche questo abbastanza forte, dato che negli ultimi tempi le mie corse sono state molto rare), pero' la tenuta c'e'. La temperatura e' ideale, solo un vento fastidioso (inusuale, anche) cui correrci contro affatica. Correre dentro Firenze e' sempre un'esperienza mistica, con lastroni che si alternano all'asfalto, case antiche, custodi di chissa' quali segreti, si alternano a monumenti imperituri, voci aspirate si mischiano a parlate esotiche. Nel mezzo, un "Ciao ragazzo!" di un mio compagno di squadra, Sergio, rivisto all'arrivo. 



I pacers sono una brutta razza, comunque. Tengono un passo leggermente piu' forte della media giusta perche' ai ristori camminano (e va bene), ma se si accorgono che sono in ritardo, sono guai. Ovviamente questo avviene nel momento peggiore, fra il 15imo e il traguardo, e allora il passo si appesantisce, la postura si ingobbisce, l'urlo si alza e la fatica aumenta in maniera esponenziale. Io, che mi ero preso quanche decina di metri di vantaggio dopo il decimo chilometro (mi sentivo bene), mi sono visto raggiungere e -per un po'- superare dal gruppone, ma poi l'orgoglio ha avuto la meglio e sono riuscito ad arrivare davanti.




 

 

Finalmente 21 chilometri senza problemi, i piedi sopno rimasti silenziosi e mi sono potuto godere una mezza tutta di corsa. Dopo la corsa ho potuto fare la doccia grazie alla comprensione dell'hotel Centrale, un 3 stelle (strette!) in residenza storica, fra la stazione ed il Duomo, e un'ottimo pranzo da Gli Antellesi, con menu fisso ma quantita' enormi.

Dal 24 marzo a ieri, tanto nuoto. Una corsa a Pasqua e diverse uscite in bici: due delle quali da Castel San Pietro verso Sassoleone (qui, qui) e una puntata in Romagna sul percorso del mostro (il Challenge) qui.