A Fabio, 5 aprile 2009.

domenica 28 novembre 2010

La coppia scoppia....

Ieri sera (insieme a Carla) ero all'inaugurazione della Single House di G., novello single dopo 28 anni di convivenza e non so quanti di matrimonio. Per intenderci, G. e la F. rappresentavano LA coppia, il punto di riferimento per citare un esempio di coppia felice e stabile. Ma -come a volte accade- anche le migliori coppie scoppiano. Sono amico di entrambi, con G. ho vissuto i tre anni delle medie, con F. i tre del liceo, e da allora non ci siamo mai persi di vista.

G. e' una persona "positiva", e quindi l'occasione (che poteva avere tutti i crismi della tristezza assoluta) si e' trasformato in una vera festa, con una partecipazione allegra quasi superiore alla capienza della casa stessa. Insomma dei 30, 35 invitati ipotizzabili ci siamo ritrovati in almeno 50! Soprattutto con una partecipazione di cibarie superiore perfino alla mia fame, e devo citare assolutamente le lasagne della Betta, la parmigiana di Annarita e il condimento toscano di non so chi. Non sono riuscito ad assaggiare i dolci, perche' quando siamo venuti via, ancora arrivavano cabaret e teglie di roba salata.

Ma e' stato un estremo piacere rivedere alcuni amici dei tempi andati, come Marcello, che non vedevo dalle medie (e parliamo di 33 anni fa, anche se siamo amici su FB), Barnabo', desaparecido dai tempi del liceo o poco dopo (almeno 25 anni), la Raffi, e ancora altri che pur non essendo in grado di ricordarne i nomi (e -ahime'!- in alcuni casi le circostanze dell'amicizia), ne ricordo almeno le facce.

Ecco, vedere G., cornuto e mazziato (ha anche perso il lavoro nello stesso periodo in cui scopriva di stare per diventare single), ridere, divertirsi ed anzi sollevare il morale di qualcuno mi ha fatto piacere.


mercoledì 24 novembre 2010

Altre foto

Questa volta dall'iPhone....




martedì 23 novembre 2010

Cento stile



Domenica, dunque mi e' toccata. Una gara dell'imperdibile Trofeo De Akker, gara imprescindibile per il nuoto master bolognese (e -ho scoperto- regionale). Mi ero iscritto alla gara che mi avrebbe consentito di non spezzare troppo la domenica, non la prima che erano i 50 delfino (ancora non so se riesco a farli di filato 50m a delfino) ma la seconda, che era pure la piu' lunga del programma (800 stile? macche'... i 100 stile!) Alle 8 dunque sono allo Stadio, piscina Carmen Longo, pensando (erroneamente) che i 225 iscritti alla prima gara, nell'ordine, avessero spento la sveglia, si fossero persi nella nebbia, abbiano avuto un ripensamento dell'ultimo secondo, si fossero dimenticati di avere una gara.

Molti sono gia' in vasca a scaldarsi (? ci saranno 35 gradi qua dentro, e non potra' che peggiorare): la media e' di 20 per corsia. Una tonnara di triathletica memoria...). Io (che non mi scaldero' certo per un cento stile!) passo dalla vasca agli spalti (dove abbiamo il nostro QG), e cio' lo paghero' oggi, con un sontuoso mal di gola e un po' di febbre. Intanto alla spicciolata arrivano gli altri, Marco (il coach), Cesare, Tommaso, Mauro, Matteo, Ivana.... Quest'ultima e' piu' emozionata di un esaminando della maturita'. Eppure ha fatto gia' tante gare... Io sono emozionato come quando mi lavo le ascelle. La bolgia e' notevole, il bordovasca contiene a fatica gli atleti, la maggior parte di una certa eta' (e peso...)

Alle nove fuori tutti che si comincia. La cosa e' anche abbastanza seria: crono elettronico con le piastre, giudici anche in virata e partenze "da pro". Le mie speranze di una cosa rapida si frantumano in fretta: alla fine hanno chiamato trentatre' batterie da 6 di cinquanta delfino. Ed ecco che partono i cento stile (sono le 10 e un quarto). Come ulteriore tentativo di sbrigarmi avevo messo un tempo alto (1.50.00).

Ma sono nella seconda batteria, (tutte donne, tra l'altro, e pure di una certa' eta'). La gara, bollata in 1.27.45 (PB se non ricordo male), sarebbe stata perfetta (un tuffo senza perdere occhialini nasello e costume, per una volta!) se la prima virata non l'avessi fatta, visto che mi sono scaravoltato in 20 cm, e nella successiva spinta i piedi sono scivolati in aria, anziche' spingermi verso il ritorno. Se avessi battuto le gambe Le hai lasciate a casa, stamattina? mi ha chiesto il coach, (stamattina? sempre!) poi come ulteriore finezza -sempre secondo il coach- avrei dovuto respirare ogni 3 o 4, non 2, come faccio da una vita, ma qui siamo nella fantascienza pura, visto l'appeal che questa gara aveva su di me.

Comunque alle 10 e mezzo ho finito, e siccome il tutto e' durato un stormire di foglie, avrei voluto farle tutte le gare, tanto ero carico. Insomma neanche il tempo di dire ora tocca a me che era gia' tutto finito. Mettete un maratoneta a fare una gara da 200m, un Ironman a fare un triathlon sprint e avrete un'idea di come mi sentivo dopo.

Alla fine sono poi stato contento, ho fatto il mio personale, non sono arrivato ultimo di categoria, ho portato punti alla squadra. Mi sono pure preso un po' di influenza, ma che volevo di piu'?

Finisco con un po' di foto ufficiali di New York...




sabato 20 novembre 2010

Tagliatelle, ragu' e bistecca

Il menu' tipico della mia infanzia, cioe'. Perche' ai tempi della mia infanzia "essere in carne" era un segno di salute, e la pancia segno di opulenza. Guai ad essere magri, "guarda se e' patito, quello li' (lule'), e' povero!" era il refrain.

Ovviamente si fa poca fatica a mangiare, specie se in casa (anzi due, contando anche la casa dei miei nonni, posizionata sotto la mia) un pentolone di ragu' era perennemente sul fuoco.... Ancora meglio se la domestica comprava un bel tozzo di pane (ovviamente per la propria famiglia) piemontese che io bellamente mangiavo intingolato nel ragu'.

Ma non avevo che l'imbarazzo della scelta, perche' se mancava il ragu' c'era la trippa, il vitello arrosto o il brodo ed in ogni caso io arrivavo a pranzo "gia' mangiato". Non per questo mi limitavo e quindi senza colpo ferire mi mangiavo un bel piatto di tagliatelle (al ragu', naturalmente) e una bella bistecca. La verdura (poca roba, spinaci cotti qualche volta) era sempre roba per patiti o malati.

Cosi' sono arrivato a 14 anni bello grassottello, (e per fortuna che le merendine ed i McDonalds erano ancora da inventare o importare!) fors'anche obeso, quando uno dei primi medici disse ai miei che forse era giunta l'ora di muovere le chiappe. Ma questa e' un'altra storia.

Perche' tutt'oggi questa cosa del pentolone di ragu' sul fuoco mi e' rimasta, e mi manca. Cosi' ripresi in un amen 3 chili dal 7 novembre, sara' meglio che mi rimetta in riga, e gia' ho fatto un'uscita di corsa (Giardini margherita, una contrattura alla coscia, lombari in tilt ed un senso di malessere generale) ho comunque nuotato, che non mi pesa granche' ed oggi mi faro' pure questo 100 stile che sara' anche peggio di un triathlon sprint, ovvero meno di 2 minuti per fare una figuraccia.

sabato 13 novembre 2010

Bologna

Siamo tornati a Bologna con un viaggio, per una volta tranquillo e facile. Addirittura 6 ore e mezzo da New York a Madrid, non ricordavo una viaggio cosi' corto!

La penultima giornata a New York ci ha visti prima in direzione Ground Zero (ora Memorial Site) con la visita al museo (o meglio, al working to dato che si tratta di una grande sala con filmati e plastici cio' che diventera'), poi mangiare il must USA del momento (insalate o pasta condite come si vuole), e -ovviamente- per negozi. Aeropostale in Time Square, dove per una camicia di panno, 2 maglie io e una Carla abbiamo speso 150 dollari in tutto. Il gruppo dovrebbe essere quello di A&F, Hollister Co. e Gilly Hicks (ma nessuno lo conferma), tant'e' che le maglie sono le stesse ed anche le fantasie si somigliano molto... Solo che i prezzi sono un bel 30% meno. Beh, anche la qualita' non e' eccelsa, ma e' un dettaglio, quando un capo e' fashion. Giovedi, invece, A&F, sulla quinta, 4 piani e qui sono andati un bel po' di dollari, ma ci siamo presi anche 2 piumini.

Infine il ritorno in hotel lo shuttle e prima del volo un bel Frappuccino caramel da Starbucks, preceduto da un McDonalds Angus beef menu' (patatine fritte giganti allo stesso prezzo delle mini), e se Cremonini fornisce ottima carne alla omonima catena in Italia, qui la carne e' ancora un gradino sopra. Pero' c'e' molta meno gente di un tempo, ai fast food (o forse solo qua a New York, dove la percentuale di obesi e' ridottissima), e sovraffollati sono invece i Metro life o i Cafe' Europa, dove, appunto, servono pasta o insalata condita a scelta. In pratica si scegli il tipo di pasta (precotta ed in bianco) si scelgono i condimenti (verdure, carne, semini etc.) ed infine la salsa. Il costo di una pasta in bianco condita con olio e' lo stesso di una condita con "tutto", ma ehi! siamo negli Usa, mica puoi pretendere la misura qua!

Sono molto contento che si stia "affievolendo" la mania dell'aglio, hanno capito che faceva piu' vittime le zaffate di alito pesante che guarigioni le proprieta' salutistiche? In compenso, la nuova imbarcata e' per la frutta e la verdura (pero' rigorosamente organic!), e allora tutti con una banana o una mela per strada e insalata o pasta ai pranzi. Salvo poi ingozzarsi di te (ovviamente verde) o "organic" coffee.


mercoledì 10 novembre 2010

New York giorno 6 (e colazione del settimo)

Altre foto (dal sito Terramia): Carla in azione,



io sul Verrazzano bridge

alla fine medagliati!



Oggi solo il trasferimento dallo Hyatt, hotel che sicuramente ha avuto un momento di splendore in passato (molto in passato) al nuovo, intimo 414 Hotel sulla 46ima west. Naturalmente (e nell'ordine) abbiamo prima pensato diprendere un taxi, poi calcolato il percorso su Google map e scoperto che erano appena (appena?) 20 minuti di cammino abbiamopreso i nostri bagagli e ci siamo avviati. Prima in direzione sbagliata ed infine nella giusta direzione. E' tutta colpa della location dello Hyatt, messo al contrario di come si guarda una cartina di manhattan, e quindi se uno pensa di dover andare a sinistra deve andare a destra.

Comunque passata Time Square (e addocchiato L'Aeropostal, altro negozio fashion) ci infiliamo sulla 46ima e dopo un po' arriviamo al nostro hotel. incastrato fra tanti ristoranti (la maggior parte italiani). L'hotel e' chiaramente piu' modesto dello Hyatt, ma innanzitutto ha la WIFI "complimentary" (omaggio, allo Hyatt 10 dollari al giorno, 'sticazzi) ed anche la colazione inclusa nella tariffa, che gia' di listino e' la meta' (229 dollari + le tasse)

La stanchezza oggi e' arrivata come un macigno: alle 3 siamo in stanza e non ne usciremo piu', rinunciando alla cena dopo aver mangiato per pranzo 2 fette di pizza (vabbe', chiamamola cosi') bevuto un Frapppuccino e aver camminato 3 ore in attesa del check in dell'hotel.

L'hotel, proprio a trovargli un difetto, ha gli spazi comuni un po' piccoli. Quindi ci si ritrova a fare colazione su un tavolone in 6 nella hall, stretti fra un camino, la postazione internet, il corridoio di accesso e una parete con le masserizie.

Scendiamo e la situazione e' questa: dalla parete in senso oraio: ragazzone pelato su lato largo (lo faccio notare), di fronte a lui la moglie, posto libero, posto vuoto ma con tazzona e libro aperto, sedia rossa vuota in angolo, postazione internet occupata, giovane tedesca che mangia piu' lentamente di un bradipo (8 minuti per una fetta di mini bagel con marmellata, cronometrati) a fianco marito segaligno con espressione da criceto (e pure l'intelligenza) con maglia di finisher della maratona) con sguardo perso e nulla piu' da mangiare.

faccio accomodare Carla nella sedia vuota, poi con il fare da cannibale cui sono avvezzo mi pongo nella sedia rossa in angolo a puntare quella vuota occupata da libro e tazza. Con un lampo di genio colui che occupava la postazione web si accroge che non ha senso occupare anche l'altra sedia e la libera, ma il tedesco continua a guardarsi attorno perso nel suo mondo, pur avendo esaurito la sua colazione. Insomma alla fine solo il pelatone (figlio di italiani emigrati in canada) capisce tutto e si offre di "servirci" gli altri girano a vuoto le rotelle del cervello finoa che finiamo la colazione prima di tutti.

Insomma, BUONGIORNO A TUTTI!


martedì 9 novembre 2010

New York giorno 5 (the day after)


Innanzi tutto, delle belle foto fatte prima della partenza....





Il giorno dopo e' il giorno piu' bello. Anche se l'acido latttico inchioda le gambe, girare per New york con la medaglia al collo e' un'emozione unica: mi avevano detto (ed io ero scettico, in verita') che tutti ti fanno i complimenti, si congratulano, vogliono vedere la medaglia, toccarla, perfino indossarla!... Proprio un altro mondo (provate ad andare in giro per Roma il giorno dopo la maratona...)



Cosi', con il fuso europeo alle 7 e mezzo siamo a fare colazione. In hotel, a buffet a 30 dollari, stavolta. Mangio di tutto. uova strapazzate con bacon e salsiccione, porridge con marple syrop, raisin e brown sugar (la pappetta di fiocchi d'avena con lo sciroppo di acero uvetta e zucchero di canna), un paio di briosche, fetta di pane (integrale) con il philadelfia. Ancora un po' e scoppio.

Decidiamo, visto che le gambe non sono troppo massacrate e nonostante un gran freddo che grazie al vento entra dritto dritto nelle ossa, di andare sulla 5a strada: prima tappa del post maratona, uno dei templi del vestire: Abercrombie & Fish. Una fila chilometrica ci si para davanti. Domani, con molti italiani ripartiti ci sara' meno fila, e quindi puntiamo a sud, all'altro tempio del vestire: Hollister Co. Ci facciamo 4 km di Broadway ed entriamo anche da Paragon (suggerimento ottimo di Gianni): Carla si compra il primo paio di scarpe serie: le Saucony Triumph 8, perche' oramai le Jazz sono da tapasciona. Gia' che c'e' si prende anche due super fashion calzoncini Nike per correre.

Finalmente giungiamo al negozio di Hollister (sulla Houston) e la vista di palestrati giovinotti a torso nudo (dentro al negozio ci sono comunque 30 gradi) fa un certo effetto (anche a Carla), mentre le ragazze (ahime'!) non sono niente di che. In questo negozio (come Abercrombie e Ruhel) si fa di tutto per mettere a disagio l'acquirente: caldo, buio, musica a manetta (come in discoteca), nessun cestino per portare la roba (non si puo' neanche lasciarla in cassa), appoggio o aiuto, massimo 5 capi in prova e dunque, tutto in mano: l'unico vantaggio (vero) e' che la roba costa veramente poco. Cosi' compro 3 boxer, una camicia in panno ed una maglia manica lunga: 92 dollari (67 euro, in cassa puoi pure scegliere la valuta) in tutto!

Ritorniamo, sempre congelati e sferzati da un vento incredibile in hotel, ed in effetti la colazione (solo un Frappuccino a pranzo...) ha tenuto benissimo. Siamo a pezzi e decidiamo di andare praticamente di fronte, al Metro Life dove ti fanno la pasta (e l'insalata) come vuoi tu (cioe' dalla pasta precotta decidi gli ingredienti) e tutto sommato e' mangiabile. Poi una bella insalata. Mi addormento mezzo vestito che non sono neanche le 23....


domenica 7 novembre 2010

New York giorno 4 (race day)

Ore 3.45 del mattino (le 9.45 italiane), e conservando al meglio un po' di fuso la sveglia non e' troppo traumatica. Ieri sera avevo preparato tutto, decidendo per una Odlo manica lunga, maglia tecnica invernale Asics societaria, pinocchietto pure Asics e mutanda Skinfit per le gambe. La tuta (anch'essa di rappresentanza e Asics) fino all'ultimo, e poi, dopo la consegna dei pacchi, poncho a sopravvivere fino allo start (un'ora). Per le scarpe ho rimandato al mattino la decisione fra le K-Swiss Keaou 2 nuove e le Newton, ed alla fine ho deciso per queste (ottima scelta). In testa cappello in pile Ironman. Perche' nell'anima sono triathleta.

Alle 4.45 la hall e' un brulicare di atleti Terramia, e riusciamo pure a farci scattare delle foto, prima di salire sui pulmann, destinazione imbarco del Ferry per Staten Island. La traversata e' indolore e in 30 minuti siamo di la', poi di nuovo pulmann per Fort Wadsworth. Qui e' un formicaio. Tre zone (verde, blu ed arancio) che valgono solo per la consegna della borsa, per il resto e' tutto in comune, i vari Dunking Donuts, i caffe', i bagels e le barrette powerbar, oltre al prato e al freddo.

Sono le 7 ed ho gia' bevuto 3 caffe', mangiato 3 bagels e raccattato 6 cappellini DD, 3 arancioni e 3 viola. Passiamo da una zona all'altra per farci passare il freddo, che arriva tramite un vento a raffiche fortisime (direttamente dal polo?) da nord. E' un freddo incredibile, e vedere Carla che trema fa impressione (io sono freddoloso, non faccio testo....) Alle 9 porto Carla nella sua zona di consegna della borsa, indossa il poncho e la maglia da buttare poi cerchiamo un posto riparato per aspettare le 9 e mezzo, termine ultimo per la consegna. Anticipo un po', ma oltre al poncho indosso anche un sacco nero nelle gambe, il vento mi sta facendo a fette. Tutti hanno o il cellulare (iPhone, neanche a dirlo....) o una macchina fotografica. Noi maratoneti puristi no, siamo mica qui a fare foto, telefonare o mandare SMS!!!

Intanto le prime 2 ondate (9.40 e 10.10) partono con un botto assordante e noi ci portiamo all'ingresso del corrall, ovvero il recinto che precende il ponte. Il ponte di Verrazzano e' maestoso, deserto e lungo oltre 2 chilometri. Si entra a Brooklin, e la folla in strada e' gia' numerosa. Da qui solo i ponti saranno deserti (motivi di sicurezza) ma ogni metro, ogni centimetro e' presidiato da una folla che letteralmente ti accompagna facendoti dimenticare fatica dolore e freddo (anche se poi si attenua di molto, costringendomi ad una sudata abbondante). Ma tengo tutto, anche i guanti: io preferisco sudare che patire freddo. Dopo Brooklin (fino alla mezza maratona), il Queens, passando sul Queensboro bridge (durissimo, in ferro con una salita ripidissima), dopo la discesa si arriva a Manhattan, sbucando sulla First, un muro umano di tifo assordante ti accoglie, non posso fermarmi ora...

Ma come gia' nel Queenboro mi tocca una sosta: approfitto del predellino di un'ambulanza, per massaggiare i piedi (scansando medici e flebo). Tutto sommato pero' non va male, anche l'Oki comincia a fare effetto e rallenta il sorgere del dolore. Fino al 33imo reggo benino (scendo pero' da 5.27/km a quasi 6.00/km), poi cedo: in tutti i ristori adesso cammino, ho fame e qui fino al 18imo miglio solo gatorade e acqua, finalmente adesso anche gel powerbar (4 tracannati in pochi secondi!) e banane.

Mi deprimo un po' quando passiamo nel Bronx, non per il quartiere in se' (che sembra meno pericoloso del passato) ma perche' mancano -al mio Garmin-12 km e siamo (penso) lontanissimi da Central park (in cui si entra al 23imo miglio) e dal traguardo (26imo). Comunque, non so come, e con altre 2 soste arrivo in Central Park e "prendo l'onda" nelle discese, ma appena risale un po' cammino, insomma, come speravo, per una volta sono anche affaticato di gambe (ma neanche tanto): diciamo che per un 70% e' colpa dei piedi ed un 30% della fatica. Intanto mi miglioro sulla distanza di 10 minuti (tempo ufficioso dal Garmin: 4.28). E con questi piedi che mi ritrovo e' un successone).

Ora tocca a Carla: un presentimento mi dice che posso aspettarla, che -insomma- arrivera' fra poco, stamattina era determinatissima: "la faccio ( = finisco) per non tornare mai piu'". L'attesa, infatti dura poco piu' di 9 minuti, quando con un timing di 4.37 sbuca fra la folla e scoppia in un pianto liberatorio. Devo ammettere che anche io -finisher di 11 IM- mi sono commosso, tagliando il traguardo. Dietro di lei di pochissimo, Patrizia, con cui ha condiviso quasi 30 km di maratona.




Peccato per la medaglia, orribile, e per il "dopo": oltre un'ora per prendere il sacco lasciato alla partenza e uscire da Central Park. Ma non e' finita, ci sorbiamo al freddo altre 5 strade (= 500m) per arrivare al pulmann Terramia che ci riporta in hotel, stanchi ed infreddoliti.

Sono rimasto stupito dal fatto che gli americani corrono praticamente tutti "per qualcosa" (charities, le chiamano): i bambini in pericolo per il Botswana, per (combattere) la Leucemia (infantile ed adulta), il cancro (di tutti i tipi, seno, polmone....), le violenze domestiche, un'infinita' di fondazioni (con obbiettivi filaantropici), e -ancora- per mamme, papa' mogli, figlii etc.: mi devo vergognare se ho corso (e -in generale- gareggio) per me stesso? Adoro l'America e gli americani (pur con quei 2 difettucci come la presutuosita' come neanche il commenda milanes e la permalosita' estrema) ma non capisco questa estremo slancio di altruismo, come se si sentissero terribilmente in colpa (a torto?)... Boh!

La 41 Maratona di New York


sabato 6 novembre 2010

New York giorno 3 (addenda)

Ed invece....

New York giorno 3



Stamattina la tensione comincia a salire sul serio. Certo che l'organizzazione di Terramia fa acqua da tutte le parti: per la foto di gruppo a Central park ieri mattina e' bastato arrivare 2 minuti (di numero!) in ritardo che gia' era finito tutto. Ok, stamattina un'altra foto, ore 7.15 fuori dall'hotel: scendiamo praticamente in pigiama e alle 7.30 ancora nulla, poi arrivano quelli dello Sheraton e siccome ci sono le impalcature che coprono l'hotel, via di corsa....... dove? Boh, saperlo! 10 minuti poi siamo tornati indietro. Un bel vaffa... Destino strano quello delle foto di gruppo: io e Carla non riusciamo ad apparire mai.

In programma ci sarebbe la friendship run (6km) al palazzo di vetro dell'Onu, ma ci asteniamo, e dopo aver cercato di fare colazione in un locale decente troviamo un posto che sembra poco decente, ma per fortuna solo in apparenza: briosche, yogurth e insalata di frutta per Carla, succo di arancia e porridge per me. Ora siamo in camera, Carla con tutti i dolori del mondo, bandeletta, arco plantare, la botta del cane.. Io mi godo questa vigilia tranquilla, tanto so gia' che al 20imo km i piedi mi abbandoneranno e allora comincero' a godermi il panorama.

Non guardate Eurosport, li' fanno vedere i top runners, che tra l'altro partono ben un'ora prima di noi (prevista alle 10.40, le 16.40 in italia).

Infine 2 appuntini: uno su New York, che ho trovato rumorosa (tutti a suonare il clacson!!), imbarbarita ma sempre fascinosa, e se ricordavo un posto in cui ero stato, ora e' sicuramente "evoluto". L'altro appunto va agli italiani qui presenti, la maggior parte molto in sintonia con questa New York: grezzi, ignoranti (nessuno sa l'inglese...) e propensi a farsi notare: "Che!, me fa de scaunt?" domanda in italiano a cassiera orientale di negozio souvenir....... "Will you run tomorrow?" domanda di una locale ad italiano che correva sul posto in ascensore, risposta del corridore: "OK! Yes! upstair!" (si!, vado su!)....

Forse ora sara' piu' chiaro perche' preferisco andare a Coeur d'Alene a farmi un Ironman piuttosto che venire qua per una maratona?

New York giorno 2 (addenda)

Fate il tifo per noi........


venerdì 5 novembre 2010

New York, giorno 1 e 2



Ieri sera siamo arrivati alle 23 passate (ora East, -5 dall' Italia) in questo albergo (lo Hyatt) sulla 42ima. Il viaggio era stato discretamente folle, ovvero l'aereo che doveva portarci a Madrid per poi da li a New York e' partito da Bologna con oltre un'ora e mezza di ritardo, con conseguente panico (piu' della meta' dei passeggeri doveva imbarcarsi per New York...) generalizzato, ma l'ampio tempo di connessione ci ha permesso di non far tardare il volo per New York di neanche un minuto. Come al solito, pero', dell'aeroporto di Madrid non abbiamo potuto vedere nulla. In attesa -a Bologna- siamo stati allietati da un concerto improvvisato.....










Il volo per New York e' stato abbastanza tranquillo, tranne due bambini scalmanati che volevano correre la maratona nel corridoio della classe turistica e 4 andaluse che hanno chiacchierato a volume esagerato per quasi tutto il viaggio. Tutti (o quasi...) con un chiodo fisso: i 42,195 km (anzi, le 26,2 miglia) della maratona di New York di domenica.

Appena arrivati, giusto il tempo di ricevere le chiavi elettroniche (che ovviamente non funzionavano al primo colpo), di capire che la colazione non e' nel pacchetto e di chiedere un po' di dettagli sugli appuntamenti e ci ritroviamo in una camera che puzza di piedi come neanche il deposito delle scarpe usate della Nike! Ma non abbiamo neanche la forza di andare a cercarci da mangiare (figurarsi di lamentarci dell'odore...) e ci accontentiamo di un pacchetto di crackers e uno stick di grana nei miasmi podologici.

Stamattina alle 5 eravamo gia' svegli (ma non per colpa nostra, i vicini hanno sofferto il cambio di fuso!) e poi fra il pensiero della colazione e che alle 7 c'era la foto in Central Park, decidiamo di alzarci. Appena in strada un delirio: frotte di gente piu' o meno vestita che corre nel buio totale, gruppi di tedeschi, italiani, spagnoli, francesi rischiano di incrociarsi come in una battaglia del medioevo, per fortuna qui e' tutto uno scansarsi.

Noi ci asteniamo da questo delirio collettivo e -pur in tuta sociale- camminiamo. Arriviamo che la foto l'hanno gia' fatta (deja vu, deja vu...) e un po' tristi ci avviamo verso il mitico miglio 26 ed il traguardo, 350m piu' in la': un paio di foto, perche non si sa mai...












Poi una prima doverosa visita extra sporticva: "casa" Apple: usciamo con in tasca il nuovo iPod Nano (rosso serie limitata) e con la mezza idea di prendere l'iPad solo wifi a 499 dollari (350 euro), l'unico che si puo' acquistare senza la gogna del contratto telefonico obbligatorio.

A seguire l'attesa del bus per l'Expo, e una volta giunti laggiu', un girone infernale (diviso in 2 zone): la prima, obbligata, dove si prende il pettorale, il pacco gara e quant'altro ci sia bisogno il giorno della gara. La seconda, sfiziosa, dove si prende tutto l'inutile possibile: dall'abbigliamento griffato IMG New York marathon (me la cavo con 2 paia di guanti e 2 cappellini), agli stand di tutti i piu' famosi brand del running. Si anche quel marchio li'...

Altri stand presentano maratone prestigiose (Boston, Roma... impreziosita dalla presenza fisica di Stefano Baldini (quello di fianco all'Ironfrankie)












ad alcune improbabili (Raggae marathon a Negril, Giamaica, o Rio, o Washington), poi ci sono gli stand dei beveroni, dei gel e delle barrette, e via con gli assaggi... Sopravvivere ad un expo e' quasi piu' faticoso della maratona stessa.

Torniamo in hotel spossati: i pulmann saranno gratuiti ma il traffico uccide e abbiamo perso un paio d'ore tra andare e tornare. Oramai e' l'una e dobbbiamo affrontare un'altra fatica: mangiare senza spappolarci il fegato... Ci riusciamo per caso, da Hale & Hearty: compri l'insalata mista ma priva di condimento/aggiunta e davanti ad un bancone pieno di vaschette con ogni ben di dio la commessa ti aggiunge tutto cio' che vuoi: mi sono limitato a olives, cheddar, tomato, bacon e fagioli rossi conditi con salsa al sesamo e una bella fetta di pane integrale (che e' tanto di moda, qui): Carla ha messo qualcosa di meno e con 20 dollari abbiamo salvato l'apparato digerente, per adesso.

Infine sono arrivate le scarpe con cui (forse) correro': delle fiammanti K-Swiss Keahou 2 che domani faro' plasmare dai miei piedi. Il ballottaggio e' con le Newton: domenica mattina decidero'...