A Fabio, 5 aprile 2009.

martedì 15 aprile 2008

Phoenix Suns - Golden State Warriors (122-116)

In effetti non si puo' andare negli States e non vedere almeno una partita di uno Big USA Four Sports (baseball, football, basket o hockey) e qui, dove siamo noi, ci giocano i Phoenix Suns, pieni di celebrita': D'Antoni come allenatore, Shaquille O'Neill e Nash come giocatori. Inoltre stasera i Suns ospitavano i Golden State Warriors, che oltre ad essere di San Francisco, la mia citta' USA preferita (e quindi squadra per cui tifo) ci gioca un patacca di Bologna, Marco Belinelli, che purtroppo per lui a suo tempo scelse la sponda sbagliata, ovvero la Fortitudo, ma nessuno e' perfetto.


L'occasione era troppo succulenta, anche perche' questa partita era decisiva -per entrambe- per l'accesso ai playoff, e dopo aver acquistato su web i biglietti (120 dollari l'uno) posizionati in curva a circa 50 metri dal campo (settore 112, fila 22, posti 9 e 10)


e arrivati alla reception di buon ora (alle 5, la partita era alle 7) ci siamo recati all'US Airways Center, ovvero il palazzo. Parcheggio nei dintorni fra i 10 ed i 30 dollari, ma sono stato svelto ad infilarmi in quello da 10 dollari, giusto davanti ad un ingresso.

Le procedure di accesso sono di una facilita' disarmante. Un rapido sguardo all'interno della borsetta di Carla (il terrorismo e' sempre pronto a colpire), il ticket ha un codice a barre con il quale si va e si viene (dentro e fuori, anche dal palazzo) come si vuole. Infatti siamo dovuti ritornare all'auto, fuori c'erano 30 gradi, dentro 20, e Carla aveva lasciato il giubbotto in auto...

Poi un secondo controllo per donarci un pupazzetto mirabilia. E si e' dentro. Posti (tutti) numerati, indicazioni chiare, una maschera ti da il benvenuto e ti indirizza al tuo posto. Tutto qua. Dentro i Warriors si stanno scaldando e volendo andare a salutare Belinelli chiedo di potermi avvicinare, e la maschera mi dice che non c'e' problema. Arriviamo quasi a bordo campo e lo chiamo, poi gli dico in dialetto che siamo venuti fin da Bologna per lui (non e' vero, ma il ragazzo gioca poco e potrebbe essere depresso) e lui risponde dicendo: "Ah se, dabòn?" (Ah si, davvero?)...

Ecco, ora attendiamo che il palazzo si riempia e che lo spettacolo inizi. In tv non ci si rende conto della festa che e'. Quando, ad esempio, in tv ci sono i replay, i time out, i cambi campo etc. sul parquet entrano cheeleaders, funanboli, claque (enormi cartelli "Noise!" -rumore!- agitati dalle cheeleaders) per coinvolgere il pubblico, insomma si stempera la tensione della gara. La partita, come dicevo e' decisiva e il pubblico e' teso, ma all'americana: seduti gli uni accanto agli altri tifosi di opposte fazioni si felicitano reciprocamente, e al massimo vola qualche sfotto', ma nulla piu'.

La maggiore occupazione degli spettatori, oltre alla partita in se', ed in misura minore girare all'interno e comprare gadgets, e' mangiare. Di tutto, di piu'. Pizze, tacos, burgher, pitas, purche' faccia male. Accompagnati da bevande che noi non ci sogneremmo neanche, ovvero piuttosto moriremmo di sete: Coca Cola alla ciliegia (originale) frappe' e granite di colori improbabili, e gelati formato familia a consumo singolo. Se il 36% degli americani e' obeso, il perche' va ricercato li'. Noi a causa di un pranzo sciagurato che va su e giu' siamo a posto, e ci limitiamo ad osservare e a guardarci attorno.



A fianco a me una signora oltre la 50ina co cui basta incrociare lo sguardo che sorride (gli americano fanno tutti cosi', e' normale), pero', almeno, e' magra... A Carla va peggio: la ragazza che le siede a fianco pesera' 90 kg, ed il suo ragazzo anche 100. Davati un ragazzone che ha passato le quasi 3 ore di spettacolo ad aggiustarsi il cappellino e a mettersi aposto le tasche tutte le volte che si doveva risedere, ovvero spesso (questo qui con la canotta dorata e Nash 13 stampato).



La mascotte dei Suns e' uno scimmione che ogni volta che entra in campo manda il pubblicoin visibilio. Ma ora c'e' l'inno. Tutti in piedi e mano sul cuore. Silenzio totale e via con Stars & Stripes: fa veramente emozionare, specie se cantato dal vivo come ora. Ok, un po' di altre scenette e si parte con la palla a due.


La partita non e' affatto noiosa, le giocate sono velocissime e i falli piuttosto diversi dai nostri (sfondamento e i passi hanno regole molto diverse dalle nostre) Primi 2 quarti appannaggio dei Suns, poi un terzo quarto sublime per i Warriors fino a 6 minuti dalla fine della partita, quando dal -13 i Suns recuperano e si portano avanti. Un fallo dubbiosissimo su Shaq (da noi sarebbe "sfondo tutta la vita") chiude la partita. Pubblico in visibilio e contento. Anche noi siamo felici, e' stato un bello spettacolo di civilta'.

PS Le foto sono da telefonino, quindi fanno un po' schifo. Chiedo venia.

2 commenti:

Gaby ha detto...

Ciao Fede,
ero un po' che non passavo ed o visto solo ora la tua impresa.
Complimenti anche da parte mia.
Ciao

Ironfrankie ha detto...

Grazie, grazie...