Con l'obbiettivo "Kona" (i mondiali di Ironman che si svolgono sull'isola hawaiana) il prossimo 12 ottobre, sono venuto qua in terra svedese piu' per fare la chioccia agli altri 5 ironvirgins, dopo che i primi 4 avevano brillantemente raggiunto l'obbiettivo in terra svizzera lo scorso 28 luglio. Certo, cullavo segretamente il sogno, visto che questo Ironman aveva caratterisitche del percorso bike molto congeniali a me (non piu' di 600m di dislivello positivo in 180 km), e tutta la preparazione l'avevo impostata con la bici da crono, di fare un bel tempo, ma la vigilia e l'antivigilia con un furioso vento non mi lasciavano troppe speranze.
Oltre a cio' la pretestuosa scelta di portarmi le 808 mi preoccupava un bel po', tanto che durante il briefing si suggeriva di usare ruote a profilo decisamente basso. Ma oramai la maggior parte di noi aveva non solo profilo alto, ma pure le lenticolari, cosi' solo i locali hanno potuto cambiare le ruote "in corsa" e allestire le bici con ruote piu' consone ad un vento che spirava (e sarebbe spirato in gara) a 30 all'ora.
Quindi, con l'animo serenissimo, ho potuto aiutare Leonardo e Jacopo ad entrare in atmosfera "esordio Ironman" nonostante la loro (apparente) flemma. Gli altri, i romani (Federico, Roberto e Mirco) si tiravano su da soli, con la spavalderia romana che camuffava (bene ma non troppo) il sacro terrore dell'esordio.
Kalmar e' un posto bellissimo, magari noioso, ma veramente bello. Grazie a Nirvana Europe l'hotel e' sulla linea del traguardo, senza eufemismi. Anche trovare parcheggio, giusto di fronte alla transition zone non e' stato un problema, ed e' veramente tutto molto facile. Se non fosse per questo maledetto vento....
La registrazione avviene tranquilla, e solo per un attimo mi e' parso di vedere un po' di terrore negli sguardi di Leo e Jacopo, ma forse e' una mia impressione....
All'expo i ragazzi fanno razzia di ricordi, ed anche io mi prendo la
mug, un borsino per la bici ed una cuffia per l'inverno. Poi via -loro-
al briefing, dove io e Carla li raggiungeremo per il pasta party. Leo e'
venuto con 2 suoi amici, dapprima disinteressati, poi via via che
l'atmosfera si surriscaldava sempre piu' coinvolti. Arianna invece
accompagna Jacopo e con Carla la giornata di sabato (qui si gareggia
sabato) sara' meno faticosa...
Il pasta party e' anche meglio di altri, e finalmente riusciamo anche a vederci con i romani e a fare una foto insieme.
Il venerdi, sempre ventosissimo, ci comunicano che l'indomani per la gara dovrebbe scemare un po'. Consigliano sempre prudenza nella scelta delle ruote. Eh, beh, io sono prudente, ma le 808 ho e quelle mi tengo. In mattinata ho l'appuntamento con il meccanico di Nirvana, che mi spacchetta la bici dal valigione, monta tutto, e fa un check up. La bici e' perfetta.
Ne approfitto per fare un giro di qualche chilometro, e nel pomeriggio -quasi in parata- ci presentiamo al check in. Poi, come ogni vigilia cerco di andare a letto presto, riuscendoci a meta'.
La matina, alle 5 la sveglia, e dopo un colazione scarsa (non avevo fame per nulla) mi avvio in transition zone, dove preparo la bici con le borracce e le barrette, ovviamente in misura inferiore alla bisogna. Con Leo e Jacopo ci avviamo allo start, distante 200m, e ci prepariamo indossando le mute, secondo un rituale per me ormai consueto, e mi avvio al pontile. La giornata e' perfetta (se non fosse per questo maledetto vento): fresco ma non troppo, cielo sereno ma un po' velato (cosi nuotando non si rimane accecati). Alle 6.55 partono i pro, e dopo 5 minuti noi.
Calci, pugni, smancciate, come al solito, piu' del solito. Acqua neanche troppo fredda, molto torbida e scura. Per tutto il primo giro sono in gruppo, e continuo a prendere (e a dare) calci, pugni, smanacciate. Emozionante il passaggio sotto il pontile, la gente ci urla e accelero un po' il passo, giusto per darmi un tono. Il secondo giro non cambia e solo quando finalmente giriamo a sinistra per avviarci all'uscita sono un po' piu' libero. Esco in 1.27, con calma prendo la mia sacca e mi tolgo la muta, trasformandomi in ciclista.
Il percorso bici e' un giro unico, 120 km sull'isola di fronte e 60 a nord di Kalmar. Dopo un chilometro imbocchiamo la strada che porta al ponte e il maledetto vento fa la parte del leone. La bici e' quasi inguidabile, la ruota (808) anteriore tira a sinistra, poi a destra, insomma rallento laddove invece potrei guadagnare. Non e' bello. Sulla sommita' del ponte (50m) litigo a muso duro con la bici che sembra un cavallo imbizzarrito, ma alla fine, in qualche modo, sono sull'isola.
Il percorso fa un quadrato, prima sud, poi est, nord ed ovest, con il vento che tira forte da sud ovest. Quindi i primi 40 km sono tutti contro vento, e nonostante sia sdraiato sulle appendici non supero i 26 kmh. Arrivo perfino a sperare, dopo l'illusorio recupero del tratto a nord, di farmi venire un sciopone, perche' io non mi ritiro, e se pero' mi viene uno smalvino.... forse forse questa tortura si placa. Non so come riesco a tornare sulla terraferma, ed ora mancano una sessantina di chilometri. Che saranno mai? Andiamo a nord, intanto, vento a favore, recuperero', no? Boh, credo che qualche decimo di kmh l'avro' recuperato, vanificato dal ritorno con quelle lunghe vallonature da 1,5-2% che mi uccidono.
Alla fine ci sono. 6 ore e 46 minuti. Un rimpianto enorme perche se non c'era quel maledetto vento... Vabbeh, ora la maratona. Che faccio? Corro a sentimento o mi obbligo ad una sorta di ritmo Galloway? Ma de che? Sono qua per la medaglia, percio' vada come vada. Corro a sentimento. Fino a 4 km dall'arrivo, quando il mio orgoglio di italiano in sovrappeso viene ferito (cioe', vengo superato) anche da un obeso svedese in trance agonisitica, un russo cinquanta-anni-portati-male ma che non smette di corricchiare, e dalla culona nordica piu' larga che alta. Allora comincio a correre senza piu' fermarmi all'arrivo. Fra due ali di folla urlante. 5 ore e 55 minuti con le immancabili soste per i piedi, 2 stavolta. Il salto...si! Anche quello mi riesce.