A Fabio, 5 aprile 2009.

giovedì 29 novembre 2012

Ironman Cozumel e Yucatan - Dias 6, 7 y 8



Il lunedì, come giorno dopo l'Ironman, e' certo il giorno migliore. E' il giorno "tana libera tutti", quello in cui mi godo tutto il mangiare possibile. Quindi ho fatto una colazione "estrema", con frittata, pan cake, waffle ed ogni altro ben di dio ci fosse sui banconi. Poi mi sono goduto l'indolenzimento totale, con doloretti ovunque. Infine scambiarsi il sorriso fra gli indossatori della maglietta finisher, che vale oggi come un titolo nobiliare. Tanti, ho scoperto, non hanno finito il nuoto, e posso capirli. Molti aspiranti Ironman finisher hanno nel nuoto il punto debole, e in questo ironman il nuoto e' molto difficile. 










In ogni caso sia io che Carla avevamo notato che noi siamo l'unica coppia dove il partner non ironman e' in forma come (se non di più') il partner Ironman, perché' invariabilmente ad un fisico atletico dell'atleta corrispondeva un'ammasso enorme di grasso indefinito della compagna (o del compagno in un caso)

In mattinata quindi ho solo fatto smontare ed inscatolare la bici, che per me si riduce a smontare i pedali, il manubrio e il canotto sella, ma il brasiliano davanti a me - simpatico come una merda di piccione in testa, ha "preteso" non solo che gli smontasse anche il gruppo centrale, ma che impacchettasse con il pluriball ogni parte scoperta di quel cesso di Specialized Transition vecchio di un paio di anni, il tutto dentro una di quelle sacche morbide che io non userei neanche per portare la bici al mare nella mia auto.

Lui no, e quando aveva già' messo la bici dentro la sacca, la moglie, simpatica come lui ma al cubo, ha preteso di "attaccare" 3 borracce al telaio. Comunque ho potuto raggiungere Carla in spiaggia e godermi un po' del tepore anche io, prima di andare a San Miguel a fare le ultime compere fra cui il cappellino IM Cozumel Finisher 2012. Per il resto non sono riuscito a fare granche oltre le valigie.

Martedi. Che e' invece il mio giorno peggiore post ironman, perché i doloretti piacevoli ora sono dolori incredibili, e tutto il corpo, con particolare riguardo per la schiena e la gambe, sono rigide e marmoree. In più il traghetto e' stato infernale come all'andata, e quindi 90 minuti di beccheggio e intorpidimento. Insomma arrivare  a Tulum, 50 km a sud del Terminal e' stato molto faticoso. Quindi decidiamo subito, dopo aver visionato questo hotel prenotato su Booking.com (itour), di rimanere una notte in più' per fare le cose con calma. La nostra camera si chiama Revolution, perche' non hanno numero ma un nome, e sono tutte  (6) diverse. Oggi recupereremo e domani visiteremo le rovine maya.


Pero', intanto decidiamo di perlustrare la costa, perché' Tulum citta' (ed hotel) sono ad un paio di chilometri dal mare. In mezzo, giungla. Qualcosa di (molto) caratteristico questa citta' ce l'ha: e' hippie. Non per finta, hippie tipo anni 70! Tutti i turisti sono vestiti con camicioni decorati, pantaloni alla zuava (o cagarella) con cointura di corda anni '70 ed hanno i capelli come allora: lunghi ed intrecciati (ma non alla giamaicana). 

In piu' sandali in cuoio e borsello. Perline  a braccialetto o alla caviglia. Comunque l'idea di sporcizia, tal quale agli anni '70. Oddio sembra aver preso la DeLorean ed essere tornati indietro 40 anni… Anche i negozi hanno merci che richiamano quegli anni: un paio di allampanati americani suonano anche il Sitar camminando per la via centrale… 

Mercoledi. Oggi prima visita turistica vera. Le rovine maya di Tulum. Belle. Ovviamente, essendo la prima volta che vengo in Messico, non avevo mai visto nulla di simile. Non occupano un gran spazio, pero' si capisce che i maya erano ben organizzati e molto capaci. Il sito sorge sul mare, in posizione rialzata, per essere ben difeso. 










Ci giriamo per un'oretta e alla fine ci dirigiamo verso la spiaggia di San Jose', per goderci un bel sole. Nel pomeriggio altro giro in citta', alla scoperta di altri "out of time"... Nel frattempo ci hanno cambiato la stanza. Ci e' toccata la Hugo Sanchez, dedicata al calciatore messicano con lunghissima militanza nel Real Madrid.






mercoledì 28 novembre 2012

Ironman Cozumel e Yucatan - Dias 3, 4 y 5



Il sabato passa con la solita routine, in mattinata ho preparato le sacche, e dopo 15 volte dovrebbe essere un gesto "normale", ma sono certo che anche stavolta avrò dimenticato o sbagliato qualcosa. E, come al solito, me ne accorgerò la domenica. Poi carichiamo la bici e la portiamo al check in, e già che ci sono provo anche 2 bracciate nel mare del percorso, senza capire se la corrente e' così forte come si dice. Di certo il mare e' trasparentissimo, blu e abbastanza pieno di pesci. Al ritorno ci fermiamo di nuovo in paese, ma ho solo voglia che venga domani.


E dunque e' arrivato "il giorno". Adoro gli Ironman dove ho il fuso a favore. Sabato, dopo una frugale cena alle 9 ero già addormentato. E alle 3.58 già sveglio, con ben 7 ore di sonno. Riposato e pronto allo sforzo. Il vento qui fuori dall'hotel e' sempre impetuoso, chissa' a Chankanaab, alla partenza… 

Sbrigo in poco tempo le pratiche mattiniere, e la colazione.  Alle 4.45 prendo la navetta. Alle 5 sono a fianco della mia bici. Avevo un'unica preoccupazione, dato che ieri non avevo sgonfiato le gomme perché il cielo era coperto, che fosse successo qualcosa di irreparabile. Per fortuna no, anzi (penso) sono gonfie al punto giusto e non azzardo un gonfiaggio che potrebbe pregiudicare tutto. Mi incontro con Guido Dona', uno che a 60 anni ancora compete per Kona (nella sua categoria) ma qui non gli piace: troppo piatto il percorso bike, lui stambecco da Ironman con dislivelli importanti (qui alla fine saranno 107 metri in 181 km). 

Io ho solo in mente che ogni giro da 60 km per 30 km avrò un furioso vento contrario, ma negli altri 30 sarà a favore: vedro' di sfruttarlo. E la maratona sono pronto a camminarla, se i piedi non mi daranno tregua. In fondo sono qui turista al 60%, avendo già fatto il mio Ironman per il 2012, ma comunque non lo prendo sottogamba di certo: mai prendere un Ironman sottogamba, senno' si vendica. 

Alle 6.30 siamo tutti fuori per l'inno (un po' snobbato) e per la partenza dei PRO. Di famosi ce ne sono pochi, la nostra Tebaldi (sul podio nel 70.3 di Pescara) e Ivan Rana, uno spagnolo che ha avuto soprattutto successo negli olimpici, con un bel piazzamento alle Olimpiadi di Atene. 

Alle 6.40 la sirena da loro il via e l'unica cosa che riesco a capire che andando verso nord fanno molta fatica. Sembra (loro!) si muovano appena, pur mulinando le braccia furiosamente. Il percorso e' un rettangolo, 900m contro corrente, 50m per allargarsi, 1800m a favore di corrente, altri 50m in perpendicolo, e 1000m finali contro corrente. 

La partenza e l'arrivo sono separate dal box dei delfini, che astutamente imboccati dagli istruttori saltano felici (?) ad altezza banchina. Sulla quale siamo incolonnati per arrivare alla zona di start, in acqua. Sarebbe stupendo se intanto che gli atleti li guardano procedessero e scendessero in mare, ma così non e' ed io, che sono rimasto un po' indietro, mi trovo non nelle retrovie ma ad oltre 100m dalla partenza quando viene dato lo start. 

Comunque non sembra che la mia giornata inizi bene. Dopo neanche 10 minuti il mutino mi taglia sul collo e sotto le ascelle, e cio' condiziona la bracciata, ogni volta sempre più' dolorosa. Poi la corrente e' anche peggio di quanto pensassi, e sui due tratti a sfavore sono fermo. A cio' va aggiunto anche una ondina ubriacante. Risultato: 2 ore a combattere la corrente, il dolore e un po' anche la consapevolezza che nonostante un gran carattere potrei veramente fanculare tutto. 

Ma poi, come al solito, il pensiero va oltre e dopo 2 ore, appunto e 4,31 km, metto mano alla scala di uscita. Su cui a momenti svengo, tanto sono prostrato. Con non so quale forza corro alla zona di cambio, e dopo lunghissimi 8 minuti (ma me ne sarebbero serviti di più) esco con la bici. Sto male. Mi sento ubriaco, affamato e confuso. Mi aggrappo alla sola consapevolezza che ho ancora quasi 15 ore di tempo per arrivare in fondo. Beh, anche 4 barrette ingurgitate in un amen insieme a 2 borracce di maltodestrine.

Il primo giro in bici sono in un'altra dimensione. Non ricordo nulla, se non questo vento che dall'altra parte dell'isola sferza i nostri sforzi senza pieta' ne' alcun riparo. Pero' -mi pare- che sia solo su questo lato, ovvero 22 km su 60… Durante il secondo giro "riprendo colore" e consapevolezza. Ora va molto meglio, e pedalo più' convinto e con più' vigore. Il terzo giro passa, volente o nolente, e scendo dalla bici (che e' già un miracolo questo) dopo 181 km, 4 soste a massaggiarmi i piedi e 7 ore e 10. 

Ora la maratona. Non ho aspettative: le 4 soste in bici per i dolori ai piedi non fanno prevedere niente di buono, ma sono fermamente deciso a tentare il "metodo Vince": il coach di Carla mi aveva invitato a provare 1 km di corsa alternandolo ad 1 di cammino. Faro' anche meglio: 1200m dii corsa, 800m di cammino, così per 42 km e appena una sosta per i piedi, anzi, uno solo, il destro: facendolo rotolare su un sacchetto di acqua gelida. E sia, dopo ulteriori 5 ore e 44 minuti, eccola li', la finish line numero 14. 









sabato 24 novembre 2012

Ironman Cozumel e Yucatan - Dia 2

24 novembre 

Ieri sembrava una giornata normale, con un po' di vento ma non cosi' dirompente come invece ci continuano a dire. Ed invece gia' da stamattina la situazione e' ben diversa. Comunque alzati di buon ora, dopo un'abbondante colazione ci dirigiamo al Convention Center per la registrazione. Ma prima l'ennesima sorpresina dalla bici: la ruota anteriore, anzi la valvola del tubolare ha ceduto e devo cambiare l'ennesimo tubolare.




Sulla via per San Miguel, un corteo di bambini dell'asilo, sull'unica via della cittadina, crea un ingorgo pazzesco, e siamo costretti a posteggiare ben distante. Ci facciamo largo anche fra i numerosissimi croceristi appena sbarcati, e l'effetto e' di una muta di cani rabbiosi in caccia di preda. Ovvero turisti alla ricerca del souvenir.

Comunque riusciamo in poco tempo a registrarmi, trovare un tubolare di scorta e comprare altre amenita'. Cosi' ci possiamo anche concedere un Frapuccino. Eh si, perche' anche qui c'e un mitico Starbucks!



Poi con tranquillita' andiamo a vedere la starting zone, al Chankanaab Dolphin Park, dove un qualsiasi animalista, neanche troppo convinto, storcerebbe il naso a vedere questi delfini richiusi in pochi metri a trascinare o spingere ciccioni americani in acqua.

Ed infine facciamo anche il giro della bici, quello da ripetere 3 volte, quello sferzato dai venti, quel noiosissimo quadrato da 60 km. Perche' tale e', molto in riva al mare, con il drittone a  tagliare in due l'isola per tornare alla partenza della frazione di corsa.

In serata mezzoretta di corsa, giusto per vedere l'effetto che fa....

Ironman Cozumel e Yucatan - Dia 1


21 e 22 novembre

Il volo e' stato moderatamente distruttivo, e ci ritroviamo in questo Confort In a pochi chilometri dall'aeroporto che non sono neanche le 20, dopo che le operazioni doganali e di immigrazione sono stati all'altezza della fama, con tempi biblici, cioè. 




















abbiamo mangiato anche discretamente e abbondantemente, sul volo, con accesso autonomo fra i pasti a vari snack e bibite. 

Percio' in serata ci e' bastato un pacchetto di crackers e ci addormentiamo prima delle 11, le 6 in Italia, dato che il fuso e'di 7 ore in meno. 

Inutile in mattinata cercare di capire dov'è il famoso embarcadero di punta Vedana: il portiere dell'hotel continua ad indicarci Playa del Carmen, mentre la partenza del traghetto per le macchine e' più' a sud. 

Così' si avventuriamo verso sud sulla Carrettera per Tulum, E passato Playa e Xcaret, che doveva essere il punto già' oltre la deviazione per l'imbarcadero, comincio a preoccuparmi. Per fortuna non faccio a tempo che vediamo la famosa deviazione. Unico cartello in 30 km…

Sono le 10 e ci dicono (lo sappiamo) che il prossimo traghetto sarà' alle 13.30, e che comunque i biglietti non ci saranno prima delle 12.00. Così' decidiamo di visitare il Centro Maya, uno dei centri commerciali notati sulla strada, per rifornirci di acqua, frutta e un minimo di pranzo. 

Troveremo 2 panini favolosi che ci allieteranno la dura traversata, così' come le due frittelle assai poco dietetiche, ma che risollevano il morale. Come detto dopo quasi due ore di traversata decisamente faticosa (il mare, mosso ed il vento impetuoso ce l'hanno fatta penare) attracchiamo a San Miguel, il capoluogo dell'isola. 

Ma oggi non abbiamo tempo e tiriamo dritto per il Melia Cozumel, che sarà' il nostro buen retiro fino a martedì, ed anche -come hotel host dell'Ironman- offre il meccanico gratis, cosa di cui ho approfittato immediatamente. 

giovedì 15 novembre 2012

Brancaleone Armada

La prossima stagione sara' il quinto anno della sezione Triathlon della Polisportiva Porta Saragozza, e se, appunto, nel 2008 mi avessero detto che dopo (soli) quattro anni avrei raggiunto i 50 iscritti di cui  maggior parte "neofiti" di questo sport, ovvero non provenienti dal triathlon o da altre squadre, gli avrei dato del matto. 

Devo ammettere che di mio ho messo poco, se non che ho solo cercato di mettere assieme un gruppo orientato agli Ironman, piuttosto che le distanze brevi, ma viene abbastanza naturale per gente che supera, chi piu' chi meno, gli "anta". Ed anche fra chi e' giovane fuori (e non solo dentro) preferisce competere sulle distanze lunghe comunque. Anche quelli che "timidamente" hanno approcciato il triathlon quest'anno si sono gia' lanciati verso la mitica distanza Ironman o la sua meta' (il 70.3) azzardando l'iscrizione ad un Ironman.

Tutti gli scarrafoni sono belli 'a mamma soia, dice il detto ma c'e un gruppo di scarrafoni di cui mi sento particolarmente "mamma". E' un gruppo che in comune non ha nulla, se non -appunto- che nel 2013 esordira' sulla distanza Ironman. Quella che -come ho intitolato il post- ho definito la Brancaleone Armada.

In questo "gruppo" ci sono i romani di Roma, i romani di Bologna, il cinno, il polismano, tiramolla, l'ingegnere e l'ultimo arrivato, il rosso. Ma nuove leve sono li' pronte ad aggiungersi, inconsapevoli o meno che il loro destino e' iscriversi, prepararsi, competere e finire un Ironman. Proprio come avvenne per me 9 anni fa. 

Ma Brancaleone Armada perche' tutti questi non hanno nulla in comune (se non la passione per l'Ironman): i romani di Roma, ad esempio, uno (quello che ha iniziato a far triathlon grazie a questo blog), che in acque libere s'impanica, tanto che in due 70.3 i quasi 2 km di nuoto li ha fatti (nel tempo limite) a dorso. L'altro poi s'infervora e si iscrive a tutto: nel 2013 gia' iscritto ad un 70.3 ed un Ironman, oltre che alla mezza Roma-Ostia e -noblesse oblige- alla Maratona di Roma. I romani di Bologna neppure: uno veterano dalle 12 maratone caciarone piu' di un romano di Roma, quest'anno bi-finisher nei 70.3 ha trascinato l'altro in un 70.3, che per questo ha camminato una settimana mezzo metro da terra.  



Tiramolla ha una carica inesauribile, il problema non e' allenarlo, e' farlo riposare. Ma soprattutto deviarlo dalla corsa suo habitat primario. E dai mille perche'. Il cinno e' il migliore, per un allenatore: io ordino e lui esegue zitto zitto. E con risultati imprevedibili, anche se da un ventenne ci si puo' aspettare qualunque cosa. Il polismano e' la sorpresa. Partito -per sua convinzione- come "cortista", ovvero che come massima distanza prevedeva un olimpico, ha dapprima sbalordito con una mezza maratona stellare, poi con l'iscrizione alla maratona di Firenze: obbiettivo, un Ironman nel 2013. Solo (ma non e' certo) la futura paternita' potrebbe fargli rimandare il sogno Ironman il prossimo anno. 




L'ingegnere riminese, che pur con un lavoro molto impegnativo si e' ritagliato spazi per l'allenamento con miglioramenti da urlo. Il nuovo, infine, cioe' il rosso, si e' gia' ampiamente adeguato al tenore delle distanze dell'Armada: il prossimo marzo correra' la sua prima maratona e figuriamoci se non fara' un 70.3 nel 2013. 



Tutto cio' per me e' problematico, perche' fino a due anni fa il mio impegno "tecnico" si limitava tutt'al piu' a correggere allenamenti o consigli sporadici su sedute. Ora mi e' richiesto non solo di portarli alla finish line di un Ironman nel 2013 (Kalmar -scelta da 6-, Panama City -1- o Zurigo -1 o 2- le sedi scelte), ma anche di farlo nelle migliori condizioni possibili (con il pensierino a Kona, ovviamente).

Ma -devo dire- che al di la' della stanchezza mentale che tutto cio' comporta (per certi estremismi in  cui l'Armada si esibisce, mi sento spesso come un maestro delle elementari di una volta, dove si usava la bacchettata sulle mani per tenere la disciplina), ci sguazzo come un maiale nel fango.


mercoledì 14 novembre 2012

Rifinitura

Oramai ci siamo. La prossima settimana volero' alla volta di Cozumel (Messico) per partecipare al mio 15imo Ironman (13 finiti) e godermi un fine stagione al caldo. Dunque le ultime uscite di nuoto, bici e corsa dovrebbero ricalcare il terreno che andro' ad affrontare (cosi' direbbe logica ed anche qualche guru), ma se per il clima non posso supplire, almeno per la conformazione piatta piattissima del percorso bici dovrei attenermi a fare della gran pianura. E difatti oggi una bella scalata al passo della Cisa

Perche' la pianura e' bella, riesco ad esprimere anche una discreta velocita', ma e' anche una bella rottura di balle. Poi se ci mettiamo che c'era un bello stimolo a provare una salita "storica" e famosa...
Eccomi qua ad imboccare la A15 direzione Borgotaro.


In mezzora sono a Ghiare, punto di partenza "deputato" da salite.ch (dal sito anche il rendering della salita, per questa salita non troppo impegnativa. 






In circa 90 minuti sono al passo, qualche passaggio impegnativo, ma la difficolta' maggiore e' stata uscire da Berceto, dove fra lavori al selciato, cartelli stradali incomprensibili e cittadini grugnosi, ho dovuto girare un po' per trovare la strada giusta.  La salita e' divisibile in due parti, la prima da Ghiare, fino a Berceto, abbastanza ostica e con pendenze rilevabili (sia pure con paesaggi splendidi), la seconda da Berceto, decisamente piu' dolce e pedalabile (anche per me!)


 

Ieri bella seduta di corsa con altri ragazzi del gruppo (Zeno, Leo e Roberto, 50' con qualche allungo finale) seguita da un millino a nuoto, giusto per goderci la doccia.