A Fabio, 5 aprile 2009.

domenica 29 aprile 2012

Api impazzite

La camminata "Su e giu' per l'argine" di Castello d'Argile e' una delle camminate piu' divertenti del ricchissimo panorama podistico bolognese, una delle tante da non perdere. Perche' al consueto giro asfaltato, a volte noioso, si fa un ampio giro sull'argine del Reno, piuttosto divertente. 

Quest'anno pero' non e' stato possibile aggredire l'argine fin dal primo chilometro (dei 12,7 che il percorso prevede, molti dei quali sull'argine, appunto) perche' appena al primo chilometro c'era una brusca virata a destra per una strada parallela all'argine, diventato sentiero prima e poi salita sull'argine poi. Un cartello perentorio recitava "Deviazione per api impazzite". Era successo, infatti che qualche giorno fa un bontempone (ma diremmo deficiente) sia andato a smuovere degli alveari e siccome le api sono tenere bestioline che laboriosamente producono miele senza creare troppi problemi, ma se si incazzano non c'e' verso di farle ragionare, e da quel giorno chi ha avuto la sventura (volente o nolente) di passare da li' (dove c'e' appunto un accesso all'argine) e' stato pizzicato rabbiosamente, suggerendo per la corsa odierna un passaggio diverso. 

Oltretutto, e a malincuore, non ho potuto fare tutto il percorso, un po' per risparmiare i piedi un po' per la Dieci Colli cui partecipero' martedi.Pero' ero in ottima compagnia, ovvero del PieroPres, che avendo donato il sangue era (a suo dire) debole. Segnali comunque incoraggianti, perche' le gambe ci sono e la fatica non si e' fatta sentire (l'umidita' si, eccome).

E ieri non ero stato fermo,  con un bel giro lungo la Fondovalle Savena a cui avevo aggiunto la salita fino a Monzuno. La primavera e' arrivata, cosi' come le temperature miti e i centauri, in gran numero (alcuni anche con la loro bella dose di stronzaggine, facendomi dei bei "peli" cui rispondevo per le rime), e alla fontana di Monzuno mentre mi rinfrescavo, 4 Harley Davidson personalizzate dalla Toscana, accompagnate da altre moto piu' "tradizionali" e corsaiole. Ma ieri non sono mancate anche le vespette, anni '80. Insomma, la stagione e' aperta.

 

Venerdi poi avevo anche nuotato, con un 2000m frazionato in 600m + 400m ripetuto. Dove ho potuto testare lo swimskin della Tyr, appena arrivato, che usero' negli Ironman dove c'e' la muta vietata, ovvero Cozumel, gia' il prossimo novembre.

giovedì 26 aprile 2012

Girano da sole...

Dopo ben 4 giorni avevo voglia di ricominciare. E allora perche' non farlo con una bella pedalata? Prudenza, pero'. Una maratona e' pur sempre una maratona, e allora proviamo a fare solo qualche decina di chilometri, negli ormai intimi sassolini bituminosi dell'asfalto della Val di Zena. Vediamo dove mi porta la gamba. Sono arrivato, alla fine, al bivio per Barbarolo, un po' piu' dei vecchietti, un po' meno dei preparati. Ne' carne ne' pesce, ma pur sempre qualcosa. Le gambe giravano bene, il fiatone solo nei minimi strappi (Trabucco) ma l'impressione e' buona, pera la Dieci Colli, martedi prossimo, saro' ok.

Ora, a freddo, ricordo qualcosa della maratona. Quei pensieri che si fanno inconsciamente per non pensare alla fatica che si sta facendo. Ad esempio i lunghissimi discorsi che facevo fra me e me sulla 100km del Passatore. Per quattro volte ho detto no, non ci andro', per quattro volte ho detto, massi', sara' comunque un'esperienza. Solo che non ricordo con quale risposta ho cominciato. Al momento, visto l'importanza che avra' l'Ironman di Nizza per me (e non solo per me, vero Gianni?) la bilancia dice 70% no, 30% si alla 100k.

Ancora oggi, infatti, dopo 4 giorni di riposo quasi totale dei piedi, non riesco a fare una passeggiata piu' lunga di qualche decina di minuti senza che i nervetti metatarsali non si facciano sentire. In bici, pero' nessun problema (ed e' gia' tanto...). Domani torneremo a nuotare, poi si ricomincera' ilprogramma come se nulla (ovvero la maratona) fosse successo.

martedì 24 aprile 2012

London calling

Alla fine un po' ci si vergogna ad essere uno dei 3000 (su oltre 36.000) che non ha contribuito a raccogliere neanche un penny di quei 50 milioni di sterline che hanno raccolto in beneficenza. Perche' la maratona di Londra e' il piu' grande evento di raccolta fondi al mondo. Ripeto, a parte noi "fortunatissimi" 3000 overseas (tutti i non inglesi) gli altri 33.000 corrono qui solo perche' hanno raccolto fondi (da 500 sterline in su), bussando ad ogni porta, sterlina su sterlina, giorno dopo giorno. Quindi domenica tutti correvano per una (giusta) causa, mostrata con orgoglio o con una semplice canottiera, o con un vistoso (a volte eccessivo) costume. Se poi,magari, non dessero 450 mila dollari ai top runners per essere qui (e parliamo dei primi 12-15 atleti a livello mondiale, sia uomini sia donne), ci farebbero una figura migliore, anche se li paga lo sponsor.

Inizia tutto venerdi. Gia' la nottata non e' stata il massimo, poi mi sono dimenticato alcune cose fondamentali, la patente, ad esempio, frutto del ragionamento "tanto a Londra non devo guidare", dimenticando che sono andato e dovrò tornare dall'aeroporto...

L'imbarco e' stato veloce, ed anche quella che sembrava una fila biblica per il controllo dei bagagli in realta' e' stato rapido. Il volo sta procedendo fra una discreta caciara, con famigliole e gruppi assortiti di turisti-podisti. Arrivati a Gatwick, il treno porta in poco piu' di 30 minuti a Victoria Station, la mamma di tutte le fermate dei mezzi pubblici. La prima cosa che preoccupa e' la massa di gente che formicola. Tutti vanno nella propria direzione, ed e' un miracolo (ma a volte succede, e fragorosamente) che non ci scontri.

Una discreta fila per prendere il biglietto giornaliero, 7,70 sterline, perche' oggi dobbiamo andare nella zona 4, dove c'e' l'Expo della maratona, per ritirare il pettorale. Ma prima scarichiamo i bagagli in hotel (il Gloucester Millenium), e qui conosciamo i nostri angeli custodi di Born2Run, che piu' o meno "discretamente" (a seconda di come uno vuol essere seguito o aiutato) ci assistono. Ci dicono che se vogliamo andare a ritirare il pettorale con loro l'appuntamento e' alle 17.30 nella hall, altrimenti possiamo anche fare da soli. Apprezzabile, a noi non piace essere soffocati di attenzioni. E difatti ci arrangiamo, prendendo la metro, che qua a Londra e' insita nei cromosomi di tutti. E' la cosa piu' semplice da fare.

Arriviamo all'Expo ed e' organizzata benissimo: subito ci consegnano il pettorale ed il chip, poi lo shop "marchiato", e gli stand ottimamente miscelati fra main sponsor, espositori tecnici e charity. In fondo la zona del Pasta Party, non vincolato ad orari ma sempre aperto. Carla aggredisce subito lo shop comprando una cerata, io non sono convinto e mi limito ad una tazza (mug) ed un cappellino che mi sta pure male. E' anche ora di pranzare, e facciamo il pasta party, ovvero una sacca con una mela, una bottiglietta d'acqua, un panino (freddo), una ciotolina con dell'insalata. Di caldo la pasta, pomodoro o "bolognese sauce" (ancora?). Noi la prendiamo bianca. 8 sterline.


Poi giriamo fra gli stand, provando anche cio' che troveremo in gara (i gel e i sali Lucozade) oltre ad decine di altri assaggi. Anche perche' la pasta era una porzione da bebe'. Prima di uscire, la firma. Alla fine abbiamo camminato anche troppo, ma e' venerdi... In hotel ci rilassiamo per il resto del pomeriggio e per cena giriamo nei dintorni, addocchiata una Steak House ci togliamo un bello sfizio (vino rosso compreso) spazzolando io 3 etti, Carla due, di carne morbida come burro.

Sabato. Colazione da ospedale, i soliti 90g di crusca e muesli con latte con te e caffe', per noi. A malincuore lasciamo tutto un bendidio. Dai pancakes alla tipica colazione inglese, dalle brioches e pasticceria varia all'angolo asian con i noddles. Lunedi arrivera', no?

Oggi dobbiamo fare poco, soprattutto non affaticare le gambe. Facile a dirsi, ma a Londra come fai a non far nulla? Decidiamo per una visita all'Abbazia di Westminster. Bella, bellissima, ma 16 sterline a testa.... Anche con la guida (in italiano) elettronica. Pero' merita. Viste le tombe di re, regine, poeti e statisti. Soprattutto dove si sono sposati i reali inglesi.


Pranzo dietro l'hotel, Ask Italian la catena, olio extra vergine di oliva pugliese e linguine alle verdure. Tutto perfetto, da non credere. Al pomeriggio prima della riunione cominciamo i riti. Il chip piu' stupido del mondo va attaccato alla scarpa con 2 fascette, non ai lacci perche' quando lo tolgono tagliano le fascette (o i lacci, di conseguenza). Il pettorale io me lo metto in versione triathlon, con cintura elastica, Carla lo punta sulla canotta e mettera' in cintura una fascia con i gel. Io mettero' 4 gel nel ciclista da triathlon.


Le previsioni variano di ora in ora ma quello che sembra certo e' che fara' freddo, per la pioggia non si sa quando, ma piovera'. E allora io preparo gambali e manicotti, intimo tecnico e con windstopper sul davanti, canotta sopra. scaldacollo e guanti. Carla pinocchietti e intimo manica lunga. Alla riunione tecnica Herbert e Manlio ci spaventano un po'. Che poi sono cose che durante la corsa arrivano come macigni. Le salitelle e le discesine, ad esempio, quel pezzo dopo il Tower Bridge. Vabbe', magari era meglio parlare solo delle cose "pratiche" (partenza h 7 dall'hotel con pulmann, zona dedicata agli overseas con punto Burn2Run, rientro in metropolitana da soli).

Cena sempre nei dintorni, sempre con una ottima pasta bianca (non vale piu' dire che non sono capaci di fare una pasta al dente, ok?), perche' le salse mica ispiravano... La pizza si, pero'. Vabbe', la mangeremo in Italia.

Domenica. Sonno non proprio ideale, colazione alle 6.00 con qualche fetta di pane abbrustolita, burro e marmellata. The e caffe'. Potro' mangiare qualcosa anche piu' tardi, visto che lo start e' alle 9.45. Puntualissimi partiamo e in breve siamo in questo immenso parco di Greenwich, il meridiano zero. E' una piana enorme, verde. Qualche tenda per il caffe, alcune per cambiarsi (e difendersi dal vento) e tantissimi wc chimici. Sole pieno, vento e discretamente freddo, come da previsioni. Alle 9.30 consegniamo la sacca che troveremo all'arrivo e ci portiamo alla nostra griglia di partenza. La 8 (anche se avevo la 7), per partire con Carla. Dietro di noi solo la griglia la 9, che sembra quella dei non competitivi...



Non sembra affatto la partenza di una maratona. Ma piuttosto il Gay Pride. Mi passano a fianco uomini (e donne) travestiti da rinoceronti, cavalli, Re di cuori, bottiglie, corsari, Popeye, Borat, stelle, seminudi... E tutti rigorosamente "a sostegno di".




Impiegheremo (anche se ci sono 3 serpentoni di partenza) 12 minuti per arrivare alla linea di partenza. Un saluto a Carla e via, si parte. Ora che sono partito mi accorgo che non ho idea di che passo tenere, ma soprattutto che ho la pipi'...... La prima cosa: il passo non lo decido. La strada, sia pure larga, e' un muro di gente. Provo a zigzagare, ma e' inutile, mi trovo sempre un muro di gente dopo uno appena superato. E allora "vada come vada". Appena trovato l'urinario (a quattro, mancava che ci dessimo le carte...) e svuotata la vescica riparto intorno ai 5.30-5.40/km, senza fatica.

Impressionante il pubblico, ovunque, un tifo in certi punti assordante, come la zona del Cutty Sark... Il Tower Bridge, al 20imo chilometro e' un apoteosi, ci si vergogna quasi, a camminare... Ancora reggo bene, e quando arrivo al 22imo chilometro sono talmente impressionato di stare cosi' bene che... cammino. Dandomi del cretino riparto, ma oramai l'incantesimo e' finito. In effetti oggi non sono mancati i piedi (3 sole soste dal 30imo km) o la testa, mi sono mancate le gambe... Sono andato troppo forte nei primi 15 km... Errore fatale. Oltretutto, queste famose salitelle, discesine, ma ancora di piu' i dossi, mi hanno distrutto le caviglie.

E poi ho fame. Ho gia' consumato i 4 gel neanche al 25imo km, e disperatamente ad ogni rifornimento cerco i sali. Finora ho sempre rifiutato le caramelle del pubblico, ma ora non ce la faccio: ho troppa fame. E ancora un muro di gente, davanti, di fianco dietro... Va bene, la prendiamo come viene, oggi.. Sono stato superficiale. E Carla? Di sicuro avra' caldo (io ho tolto i guanti al quinto chilometro, ho abbassato i manicotti al settimo e ho i gambali fradici) ma pensavo che mi avesse pure passato. Tra una corsetta e una camminata arrivo all'ultimo chilometro, gia' ho visto tantissima gente stesa svenuta, con la bombola dell'ossigeno, portata via in barella (qui non e' obbligatorio il certificato medico agonistico, e si vede), e mi decido a provare di correre per bene, in fondo siamo sotto il Big Ben e fra poco passeremo di fianco a Buckingam Palace!

Ecco, ora vedo il traguardo.... coraggio.... ultimi 200m... e' fatta. Ho concluso la maratona di Londra. Il resto e' vorticosamente veloce: medaglia, chip (si sale una passerella dove una taglia velocemente le fascette), sacco con generi di conforto (e maglia finisher). Il solito chilometro a piedi per recuperare le sacche. Recupero la mia, e vedo che Carla non e' ancora arrivata. Mi sembra strano, ma purtroppo anche per lei e' stata una sofferenza, anche se condizionata dalla mente.

Velocemente torniamo in hotel, il nostro umore e' nero come il clima, che in poco piu' di mezzora e' passato da un sole pieno ad uno scroscio di pioggia malefico, con nubi nerissime. Non bastera' il mitico Fish & Chips del Rock and Sole Plaice per risollevarci (beh, un po' si)...



Lunedi. Mi sveglio con una gran fame. Ho anche gia' somatizzato la maratona, la prossima saro' piu' saggio. Mi tuffo nella colazione come un lanzichenecco arriva in una citta' da saccheggiare. Ho assaggiato tutto, ed anche di piu'. Anche i noddles. Ma sono ancora satollo quando dopo aver vagato per mezza Londra negli unici acquisti non sportivi (i regali), con Carla decidiamo di fare l'esperienza del ristorante Thai, ovviamente non trovandolo.

Dopo un lungo giro a vuoto, bagnati spolti (diluvia, smette, piove, ridiluvia ecc.), troviamo questo Thai Square che ci ispira fiducia. Menu' Gold (25 sterline a testa) con birra (ovviamente Thai) composto da antipastini (raviolo, involtino, gambero e granchio fritto, spiedino di pollo al curry, il tutto con salse piuttosto piccanti. Le zuppe, di lemongrass con funghi e gambero una, latte di cocco e mandorle, funghi e pollo l'altra. Eccellenti. Il top e' il pesce, il sole per me con salsa piccante ma addolcita dal cocco e dalle mandorle per me e gamberoni fritti per Carla. Come ci avevano consigliato, la cucina asiatica in Italia e' completamente sputtanata dai cinesi, qua la roba e' veramente buona.



Anche se ieri sera in aereo per Bologna il cerfoglio (un tipo di prezzemolo) andava ancora su e giu'...

martedì 17 aprile 2012

Ultimo lungo

Ovviamente in bicicletta, prima della maratona. 102, 3 km lungo la valle del Sillaro, scelta per la minor "durezza" rispetto a quella del Setta, ed anche perche' arrivare al Passo della Raticosa ha sempre un certo fascino. Oggi eravamo nell'occhio soleggiato del ciclone piovoso che da qualche giorno e ancora per qualche altro sembra incombere su Bologna. Cosi' anche se le gambe erano un po' stanche, ieri sera ho lasciato in auto la bici appena ritirata dal Negro lavata, con i pattini freni e la sella nuova di zecca (Selle Italia mod. SLR Kit Carbonio Flow), cosi' che stamattina ero gia' pronto.

Infatti nemmeno alle 11.00 aggredivo (!) la ignorantissima salita della valle Sillaro, che non ha pendenze allucinanti, ma strappetti brevi seguiti da discesine stupide che spaccano le gambe. Almeno fino a Piancaldoli, che, come ho gia' avuto modo di raccontare e' il paese costruito al 10% fisso. E da li' le pendenze rimangono sempre attorno al 7/8%.

Alla fine pero' sono arrivato al Passo della Raticosa senza neanche troppa fatica, tanto da meditare di allungare fino al Passo della Futa, ma non avendo molto tempo per io 13 + 13 km che servivano, ho rimandato. Pero' sono sceso per Monghidoro e Campeggio, tornando cosi' sulla Valle d'Idice e rifacendo il percorso della volta scorsa, con il solito pezzo da Ozzano a Castel San Pietro sulla via Emilia, trafficata e vallonata, controvento.



domenica 15 aprile 2012

Pulcino bagnato

Quando cominciavo a prendere un bel ritmo di allenamento in bici, ovviamente la pioggia. Ripensando poi che il 30 marzo pedalavo su per il Monte Grappa in maniche corte e 27 gradi, mi viene male vedere che ora ci sono 30 cm di neve...

Cosi' sabato niente bici, ma solo piscina, e per l'occasione ho chiamato qualche triathleta della squadra a misurarsi con dei nuotatori puri: all'appello hanno risposto Leo, Federico e Fabio. Questi ultimi hanno potuto confrontare le loro esperienze maratonetiche con Riccardo, valentissimo nuotatore e plurimaratoneta (piu' di 30 gia' nel carniere, e non ha ancora 30 anni!!). Per tutti 3000m piuttosto pesanti, sempre ottimamente assortiti dal Marcoach, ovvero completo, gambe, palette, distanza, sprint ecc. Peccato per l'assenza di uno dei pilastri del CUSB Nuoto, Tommaso, che avrebbe rallegrato ancora di piu' la seduta.

Oggi ho dovuto correre, piu' che per la corsa in se' (a Londra sara' una goduria con i miei acciacchi), ma per dare almeno un minimo di forma alle nuove Newton comprate in settimana. Giusto per vedere se non danno problemi. Primo tentativo alle 7.00, sveglia per andare ad una 10k a Budrio... Piove: spegnamo la sveglia ci riaddormentiamo di brutto. Alle 10.00 seconda sveglia (forzata, dai gatti). Non piove, anzi, sembra schiarire.

Ok, colazione, giornali, e vai in centro per i Nespresso. Poi ci vestiamo da corsa e andiamo a San Lazzaro per la seduta. Io i 72 minuti (3 volte 12 lenti + 8 al medio + 4 pimpanti + 3 in souplesse) e Carla le ripetute da 200m. Oh, giusto per muovere la gamba, a 7 giorni dalla maratona che dobbiamo fare? Parto bene, la prima serie non me ne accorgo neanche, Inizio la seconda serie, e comincia a piovere. Sempre piu' forte. Arrivo sotto tre rami spogliati dal vento dove c'e' gia' Carla, e sono praticamente l'unico riparo in centinaia di metri, ora che diluvia di brutto.

E' bellissimo correre sotto la pioggia: mi e' sempre piaciuto, solo lo avrei preferito con scarpe non nuove di zecca. Quando sembra calare un po' tentiamo di tornare verso l'auto ma un tuono fa aumentare il volume di acqua, e il sentiero, oltretutto e' un fiume. Troviamo riparo sotto una tettoia di una casa, meglio di niente, ma la macchina e' lontana...

Dopo un quarto d'ora la situazione migliora ed anzi anche il sole fa capolino, cosi' decidiamo di tornare all'auto. Siamo praticamente asciutti quando siamo vicini all'auto, a me mancherebbero 24 minuti, a Carla qualche ripetuta. Cosi' decidiamo di finire la seduta, con a sud un sole estivo, a nord un nero sinistro e minaccioso. Per fortuna non piovera' piu' e finisco la mia seduta bene. Anche le scarpe si sono praticamente asciugate, e sono pronte per Londra.

Chiarisco che vado a fare la maratona che si svolge annualmente, non quella delle Olimpiadi... No perche' una persona non sportiva me lo ha chiesto...

venerdì 13 aprile 2012

David Livingstone

Ovviamente in miniatura. Ma a volte mi sento un po' come il famoso esploratore, che finche' non scopre anche il piu' remoto angolo non ha pace. Da un po', stante il ritorno del freddo (e soprattutto della neve) sulle Alpi e Prealpi, che mi preclude la possibilita' di giri in bicicletta in luoghi suggestivi, mi sono visto costretto a muovermi nei dintorni appenninici, e alla fine devo ammettere che la zona tra le valli Setta e Reno mi erano praticamente sconosciute. Neanche da sciagurato adolescente le avevo percorse, per dire.

Cosi' -come raccontato- venerdì e martedì ho scoperto alcune strade e luoghi di una certa bellezza, ieri ho rifinito un po' il "grosso". Partito dallo stesso parcheggio di Vado (eh, quando ho una fissa...) ho rifatto il giro che avevo fatto con Roberto, ma al contrario, arricchendolo di qualche decina di chilometro. Ovvero, al bivio della Gardeletta ho affrontato la salita di Monte Sole dal Setta (piu' abbordabile!) e una volta a Pian di Venola sono salito a Bortolami, che non avevo mai affrontato.

Definita salita "primaverile" perche' con una pendenza media modesta impegna le gambe per 11 chilometri. Da li' ho proseguito per Tole', e seguendo le indicazioni per Castel d'Aiano ho affrontato il toboga della strada per la Rocca di Roffeno, con tre bei strapponi al 14/15%, non sapendo che passando per Cereglio avrei fatto molta meno fatica.


Una volta arrivato a Castel d'Aiano sono ridisceso a Vergato attraversando la Val d'Aneva, in una splendida discesa (da 800 a 200m) di 13 chilometri in una gola magnifica. Unico momento di terrore a Ca' Mingoia, (e forse ne capisco il perche' del nome....) quando un cane zitto zitto mi si e' affiancato alla bici, correndo. Ho pensato a tutto in quei momenti: per fortuna ero in discesa e non venendomi di taglio ho potuto seminarlo, ma me la sono vista brutta. Anche perche' con i cani non un gran feeling.

Da Vergato sono risalito a Grizzana Morandi (dalla parte opposta di martedì) e qui devo dire che la gamba, gia' provata ha sofferto molto, illuso dalla descrizione che il volumetto della ediciclo riportava come 7% nei primi 5 km (quindi abbordabile), ed addirittura in discesa gli ultimi 2 km. Che pero' non arrivavano mai..


Infine, ieri, sono molto orgoglioso che Ebay.com, il noto sito di aste, mi ha ricordato essere il 13imo anno dalla mia prima registrazione. In verita' ci sarebbero altri 3 anni, che feci con altro nickname, ma che cancellai perche' fu clonato (beh, nel 1996 il protocollo SSL era di la' da venire, ancora). Comunque sono cose che fanno sempre piacere.

martedì 10 aprile 2012

Certezze

Fra le varie (ed assolutamente inutili) certezze che ho, Melito e Robby occupano un posto importante. (Vito) Melito (famoso e per lungo tempo primatista della 100 km del Passatore) perche' quando organizza una corsa dalle sue parti (ovvero il suo negozio), cascasse il mondo, ma una parte (importante) di sterrato ce la infila. E Robby perche' tutte le volte che usciamo in bici se non trova una salita con un 18/20% di strappo non si torna a casa.

Torniamo, pero' a Melito. Ieri, Pasquetta, 1a Camminata - Corri con noi, con partenza, appunto dal negozio di Vito Melito, punto di riferimento dei podisti bolognesi. 12 chilometri molti dei quali in riva al Reno, quindi sterrati, ed io che avevo un esercizio a 3 frazioni (guarda caso di 12 km, 6 al lento, 5 al medio ed un ultimo chilometro a tutta) ho sofferto le pene dell'inferno, perche' ovviamente le velocita' erano impostate per un fondo d'asfalto. Complice poi una scritta per terra "Ultimi 200m" posta a quasi un chilometro dall'arrivo sono letteralmente scoppiato a 60 metri dall'arrivo stesso. Comunque esercizio fatto.

Oggi, approfittando di una breve fase di sereno (le previsioni danno pioggia fino a domenica (ed oltre) e della contemporanea giornata di festa della ditta di Roberto l'ho invitato a fare un giro in bici con me, ovviamente a togliermi quel tarlo che da un po' mi perseguita: Grizzana Morandi. Lui, ben contento sia di uscire in bici, sia di fare della salita, mi ha avvertito di avere solo una 50ina di chilometri nelle gambe, e quindi dopo aver fatto i conti siamo partiti da Vado.

Dopo il ponte di Pian di Setta abbiamo svoltato a destra e dopo 4 km, di cui 2 di salita aspra (8/9%), ecco Grizzana Morandi. 3 case e una chiesa. Oh, almeno ci sono venuto. Comunque Roberto che tanto dice di essere grasso, fuori forma ecc. ecc. l'ho staccato si, ma sono all'ultimo falso piano, dove spiana un po' (al 3,5%). E sono riuscito ad immortalarlo.

Arrivati a Grizzana abbiamo deciso di scendere a Riola di Vergato (non se la sentiva di fare Monteacuto Ragazza, Burzanella e altro) per poi fare la scalata la Monte Sole, dove non ero ancora stato. A parte la delirante (seppure a traffico ridotto) Porrettana, lo spettacolo degli appennini oggi era da cartolina, ed io amante delle Alpi (ma solo in estate, in bici o al massimo di corsa) devo ammetterlo.

A Pian di Venola c'e' la strada che porta a al valico del Monte Sole, e come scrive Gianni Solenni nel Terzo volumetto "Passi e valli in bicicletta, Emilia Romagna 3" edizioni ediciclo: "La salita e' corta (5,4 km, dislivello 314 pendenza media 5,1, pendenza massima rilevabile 18%) ma offre significative pendenze, alcuni tornanti, infatti elevano la strada fino a sfiorare il 20%", ecco nella penultima di quelle significative pendenze dei tornanti (4 + 4, per la precisione) ho messo il piede a terra e l'ho fatta camminando. Poi sono risalito per l'ultimo strappetto (11-12%) di circa 300m, ed ero in cima, ad ammirare il paesaggio superbo.

Numerose (ma da visitare a piedi) i sacrari dove avvennero gli eccidi tedeschi del 1944, e una lapide ne ricorda le collocazioni. Dopo qualche foto (qui sotto) siamo ritornati nella val di Setta, passando per Gardelletta e i cantieri della nuova Autostrada, per ritornare a Vado dove avevo posteggiato l'auto.