A Fabio, 5 aprile 2009.

giovedì 31 maggio 2012

Si deve andare avanti, comunque.

Il precedente post, in verita' (nonostante l'orario dica lunedi h 9.31) e' stato pubblicato 12 ore prima della seconda forte scossa di lunedi alle 9.01, quindi per la terza volta nella mia vita ho sentito un terremoto cosi' forte (la prima -ed unica fino a questi giorni- e' stata nel 1976, quando ci fu il terremoto in Friuli) e stavolta ero in una situazione piuttosto problematica (riportata su Twitter).

Sono, ovviamente, piu' colpito e preoccupato di 12 giorni fa, quando in Emilia sembrava che un terremoto di forte intensita' (praticamente le due maggiori scosse hanno raggiunto l'intensita' di quello dell'Aquila del 2009) fosse un evento "lontano" e remoto, ed ora scopriamo che non solo siamo in zona "a forte sismicita'" ma anche di forte intensita', dato che il fondo sabbioso su cui poggia la pianura Padana amplifica il fenomeno, al contrario di quanto ci hanno sempre detto fino a 12 giorni fa. 

Pero', a dispetto dei santi, la vita deve continuare, e come ripeto a Carla non possiamo andare a dormire con una valigia pronta (ipotesi scartata in fretta da una maniaca dell'ordine quale e'), dal momento che a) ammesso che nella concitazione dei momenti ci ricordiamo di averla preparata, b) ammesso di riuscirla ad afferrarla, riuscissimo a portarcela in strada e -last but not least- salvarci in quel canyon di case che e' e' strada Maggiore.

Dunque si continua a vivere piu' o meno normalmente, e lunedi seduta serale di nuoto, nella nuova location del Novotel in piscina scoperta e in acqua fredda da 50m, ma con muta. Ieri ancora nuoto, ad orario di pranzo, ma la spalla dopo un mille mi faceva male. Ieri lungo in bici, quasi 130 km sui nostri appennini, perche' non vorrei allontanarmi troppo da casa con questo allarme terremoto. Ed in serata altro nuoto, stavolta la spalla ha retto un po' di piu', quindi probabilmente e' solo perche' per 15 gg. non ho fatto bracciate. 

Corro poco, lo so...

lunedì 28 maggio 2012

Un week end poco tranquillo


Mentre a pochi chilometri da noi (nel modenese, soprattutto) la terra continua a tremare, e -fortunatamente- da noi no, la mia preparazione per Nizza (ed anche quella di Leonardo per Pescara) proseguono. Quindi sabato mattina nonostante un po' di pioggia ho deciso che un bel giro su per la fondovalle Panaro ci stava comunque e lasciata l' auto a Marano abbiamo intrapreso la dolce salita, comunque con un occhio sempre al meteo incerto. Poco prima del bivio per Trentino un poco simpatico incontro, che meritava una foto...


  


Ovviamente non siamo stati certo tanto li' a vedere se era una vipera o una comune biscia, e siamo ripartiti in fretta, non mancando di notare che era assai vispa e curiosa. Il giro, esaurita la deviazione del Trentino, ci ha portato fino a  Poggioraso, poi viste le condizioni meteo estremamente variabili abbiamo preferito scendere da Fanano per ritornare indietro, rimandando a tempi migliori la scalata al Cimone. Ottanta chilometri ad una buona media, poiche' rimanendo sempre indietro dovevo "darmi da fare" per non essere surclassato da Leo.

Oggi, domenica, abbiamo preso il treno e siamo andati fino a Firenze per la Deejay Ten, che avevamo fatto tre anni fa a Milano con grande soddisfazione. Stavolta abbiamo preferito fare la trasferta in giornata e andare con il treno, per tutte le comodita' che offrono i treni stessi: minore tempo di percorrenza, arrivo diretto in centro e nessuno stress. Per l'andata abbiamo preso (con grandissima soddisfazione) Italo, ovvero "il concorrente" che come spesso capita i primi tempi offre un servizio di gran lunga superiore all'ex monopolista, ovvero FS, come pulizia, comodita' dei sedili (quanto spazio!) wifi attivo e gratuito, e puntualita' (beh, un accettabilissimo minuto e mezzo di ritardo...) Leggere poi che si fanno i 300km/h fa un certo effetto.



Arrivati a Firenze e trovata (stavolta) in fretta la strada per piazza Santa Croce, ci si e' parata davanti una fila biblica per il ritiro del pettorale! Che -infatti- abbiamo ritirato alle 9.27 (start h 9.30 ma da piazza della Signoria). Gran sprint per arrivare allo start (gia' dato) e tentativo -inutile- di risalire un po' di posizioni, con zig zag continui e su e giu' pericolosissimi sul marciapiede. Aggiungiamo che la gran massa a fatica sfilava per le vie e al primo minimo restringimento ci siamo ritrovati come all'attacco del Polenta alla Nove Colli. Fermi.


Vabbe', capito in fretta che non sarebbe stata la gara dove fare il personale abbiamo preso quel che veniva, godendoci il paesaggio (la salita e la vista dalla terrazza Michelangelo e' favolosa!) e arrivando (tra l'altro con ingorgo) al traguardo in un'oretta, secondo piu' secondo meno, e considerati i 2 minuti per la sosta acqua, un altro minutino per bisogno fisiologico e i vari rallentamenti, non e' andata neanche troppo male.


All'arrivo il delirio (bis) con la piazza strapiena e comunque l'organizzazione ha retto, rispetto a quello che avevo letto. Medaglia e pacco post gara accettabile (una mela, pacchetto di fazzolettini di carta, acqua e una bottiglia di sali Enervit). Anche gli spogliatoi erano decenti.



Dopo di che (ore 10.45), salutati alcuni della Pasta Granarolo anche loro qua per diletto podistico, ci siamo diretti per un giro turistico della citta', perche' -al di la' dei fiorentini- Firenze ha sempre un certo fascino. Poi, andare in giro con una medaglia al collo fa sempre inorgoglire, specie quando qualcuno cerca di capire a cosa si riferisca.



Carla si era fatta dare un paio di ristoranti da un collega, ma la scelta si e' rivelata sfortunata, dato che La Casalinga era chiusa per turno, e il Desco chiuso per cerimonia privata. Cosi' abbiamo optato per la Nella, a fianco del secondo. Decidiamo subito, con buona pace della dieta, di farci una ribollita tipica, che si e' rivelata piuttosto carica ma godibile. Poi, non sazi ci facciamo anche una pappa al pomodoro in due, molto piu' carica della ribollita e di lunga digestione (scopriremo poi). Comunque consigliabile, anche se il migliore rimane il Divina Commedia provato a novembre per la maratona




Alla fine un po' di rammarico perche' cerchiamo sempre di trovare la garetta dove esprimerci al meglio, ma ogni tanto fa bene anche non pensare sempre al crono. Certo che ora mi tocca andare a fare altre DJ Ten, visto che la maglia -taglia XL e per di piu' della DJ Five!- grida vendetta...


sabato 26 maggio 2012

Coldplay



Altro evento musicale cui dapprima perplesso, poi entusiasta, ho partecipato. La band di Chris Martin (il marito di Gwyneth Paltrow) e' tanta roba. Uno spettacolo di quasi 2 ore arricchito da effetti speciali (braccialetti omaggiati a tutti che si accendevano, creando un effetto stupefacente), fuochi d'artificio, tanta musica ed una voce discreta.Loro non si sono certo risparmiati e alla fine Chris era veramente a pezzi. 
 

Comunque ieri mattina, partiti con calma per Torino (il biglietto numerato di tribuna lo avevamo acquistato con una promozione dell'American Express), trovato l'hotel (un residence a Moncalieri, dato che i 18mila e passa posti letto erano letteralmente bruciati) nel pomeriggio ci concediamo la spesa per la cena. E un giro nei dintorni dello Stadio per capire dove avremmo potuto parcheggiare. Infine facciamo merenda al Parco del Valentino.


Dopo la frugale cena (anticipata alle 18.30) andiamo allo Stadio e parcheggiamo praticamente davanti a via Filadelfia, la via dello stadio.Alle 20.00 siamo dentro, con questi strani braccialetti al polso (ovviamente non ci dicono che cosa sono, dicono solo "fanno parte integrante dello spettacolo")


L'attesa dura (nonostante siamo entrati alle 20.00) parecchio e la guest di supporto, Marina and the Diamonds, fa quel che puo'. La voce pero' ce l'ha e scopriro' poi che il suo album e' in testa alla classifica inglese.

Comunque alle 21 e 40 iniziano.. E proseguono e continuano... Fino al gran finale (1 - 2 - 3)


mercoledì 23 maggio 2012

Gallina vecchia fa buon brodo

Era da tempo che volevo riprovare a fare il percorso lungo della vecchia Dieci Colli, quella "storica" che faceva la Val di Zena (e partiva dai Giardini Margherita). Evitando il percorso in citta', sono direttamente partito dalla Pulce (con mille ripensamenti, il tempo non prometteva certo una scampagnata di 6/7 ore!), e dopo aver scaldato la gamba, ho cominciato con Zula, poi dopo il breve tratto sulla Futa e la Fondovalle ho affrontato Badolo, che fino a quando ci sono i camion e' abbastanza ostico, poi -dopo il bivio per la provinciale per Sasso (e l'autostrada)- il silenzio avvolge tutto e ci si accorge che e' durissimo. Passato il centro di Sasso Marconi ho imboccato la salita di Mongardino: adesso si fa sul serio, per me e' sempre stata una salita "ignorante". Ma il momento della verita' e' subito dopo. Arrivato a Calderino bisogna prendere la salita di Montemaggiore, e fatta da questa parte e' veramente piu' tosta del lato Fagnano, ovvero come si fa adesso.



Neanche il tempo di tirare il fiato e arriva Zappolino, ma a me distrugge di piu' il pezzo successivo, Ziribega-Castelletto di Serravalle. Ed ecco il (mio) momento della verita'. Tiola. Insieme a Mongardino e' sempre indigesta, ma stavolta la "domino" e mi avvio a Savigno orgoglioso. Ma la Dieci Colli e' cosi': un colle lo domini, il successivo ti distrugge. Ca' Bortolami, stavolta e' durissimo. Alla rotonda di Tole', allo scollinamento, i piedi e la schiena non ci sono piu'. La testa si ribella e fino al bivio per Mongardino-2 sono ancora li' indeciso se finire il giro o tirare dritto. Nel frattempo ho fatto altre 2 soste, e veramente pedalo a fatica.

Comunque 137 chilometri, oltre 6 ore di bici (che e' quello che mi interessa, in proiezione Nizza): mi rimane un po' di rammarico per non aver fatto gli ultimi 3 colli, ma magari quando fara' piu' caldo (mi saro' fermato almeno 5 volte a togliere e rimettere la ceratina, sudando come in una sauna e raffreddandomi la schiena piu' volte...) vedro' di completare l'opera.

lunedì 21 maggio 2012

Apocalipse now

Oddio, oddio, oddio..... Carla, sussurrando queste parole, si alza in un attimo. Il pavimento si sposta in qua ed in la', come mai aveva fatto. Cosi' in un amen mi ritrovo abbracciato a lei sotto l'arco della porta da 40 centimetri, unica speranza di salvezza primaria in questi casi. Sono le 4.04 di domenica, e nonostante l'abitudine ai tremolii della casa causati dalle decine di autobus che passano quotidianamente in strada, il terremoto si capisce subito. E' differente.

Il terremoto e' la vera incognita della nostra vita. Imprevedibile, sia nel suo arrivo sia nella sua durata, sia nella sua intensita'. Quindi razionalmente devi accettare l'evento. L'unica rabbia che ti puoi permettere e' per la tempistica: sempre di notte, o per lo piu', quando -anche se non dormi- l'attenzione e' pari a zero. 

Piano piano ci risvegliavamo e parliamo per stemperare la tensione. A Bologna il terremoto e' arrivato, ogni tanto. Non cosi' intenso, pero', e sempre "perche' ha tremato altrove, lontano". Cerchiamo informazioni, le tv hanno "tempi tecnici" e allora i social network (Twitter in primis) sono come l'acqua nel deserto. E impari che anche personaggi famosi vengono svegliati all'improvviso dal terremoto come comuni mortali. E come comuni mortali hanno paura.

Intanto Carla ha gia' fatto il giro telefonico delle sorelle, e tutte l'hanno sentito, forte e' chiaro la maggior parte, poi sono tutte in strada. Spesso si fa cosi', noi abitando in una strada centrale di Bologna non avremmo neanche il tempo di arrivarci, in strada. Figuriamoci di trovare uno slargo al riparo da eventuali crolli. Forse anche la mia minima paura del terremoto e' dovuta a questo.

Faccio il giro della casa. Un paio di suppellettili (in legno, leggeri) rovesciati, ma nessuna nuova crepa. Ironhome! Piano piano la paura scema, e torniamo a letto. Strano, pero': mai c'erano state notizie di terremoti in pianura... Sono ancora li' che ci penso quando arriva un'altra scossa, sono le 5 e spiccioli ma ho troppo sonno e (per fortuna) dura poco. Al mattino, puntuale alle 7 la sveglia, ma la corsa domenicale puo' essere rimandata. La recuperero' nel pomeriggio per conto mio alla grande, con 15 chilometri liberatori che mi servivano per scaricare una tensione comunque accumulata (parte 1 e parte 2)..

La settimana di scarico (forzato) per via dell'infortunio al polso mi ha visto correre, per lo piu', con una timida bici sabato: mercoledi a Riccione un'altra corsetta serale affiancato a Carla data la mia scarsa vena. Sabato, grazie a Jacopo, che pazientemente mi aspettava in cima ad ogni strappo, ho testato il polso, e alla fine, pur dolente, 60 km sono saltati fuori, con discrete salite (piu' che altro strappi violenti e discese "ardite"), frutto del giro che ci ha portato fino a Mondaino.


mercoledì 16 maggio 2012

E meno male.

No, perche' se stavo bene mi sarei incavolato di brutto. Bologna, 16 maggio 2012 11 gradi, pioggia battente in mattinata. Insomma miglior settimana per riposare (dalla bici e dal nuoto, la corsa si, ieri) non la potevo studiare. Polso sempre meno dolente, ma non certo in grado di sopportare un manubrio da bici (gia' e' tanto che riesca a guidare e fare alcune cose che faccio normalmente con la destra), per cui posso considerare solo di correre. 

E ieri sera ho corso, a San Lazzaro, con Carla impegnata nella sua seduta di salite, ho fatto il giro solito, pertando dal Parco dei Cedri, tutta la ciclabile fino a via Jussi, costeggiando la piscina e lo stadio, tutta via Palazzetti, a sinistra su via Fonde', destra per via Conti fino alla via Emilia, dfa cui ho svoltato a destra per via Andreoli, ritornando su via Fonde'. Da qui sono velocemente ritornato alla macchina perche' con Carla avevo detto "un'oretta e poi e poi", in realta' mi sentivo molto bene e avrei fatto anche di piu' di quanto in realta' ho fatto, ovvero un'ora ed un quarto. Passo molto lento, ma importante era mettere chilometri nelle gambe.

lunedì 14 maggio 2012

Destino beffardo

Sono di natura piuttosto fatalista, e quando mi capitano certe cose (oltre ad incavolarmi un bel po') considero sempre che era quello il momento in cui doveva accadere, considerando che poteva -certamente- andarmi meglio, ma anche peggio. Cosi' ora mi ritrovo una contusione al polso, frutto di una stupidissima scivolata in una corsetta ludico motoria fatta per diletto, senza crono ne' classifiche. Potevo fratturarmi qualche ossicino, o anche non farmi nulla. Accetto (un po' incavolato) cio' che il destino mi ha riservato, e considerando che con la mano destra eseguo il 90% delle cose, la prendo con filosofia e per 4/5 giorni imparero' ad usare anche la mano sinistra per fare quello che normalmente faccio con la destra.

Ma a ritroso devo ricordare che dopo i 133 esaltanti chilometri, mercoledì in serata avevo anche nuotato, sia pure non completando la seduta, ma con buoni risultati (ovvero uso delle gambe, buon passo, fiato ottimo...), segno che la forma sta arrivando e giovedi pur godendo di un meritato riposo ho volentieri accompagnato Carla per un 45 minuti di corsa ai Giardini Margherita, mentre venerdi ho svolto un duro lavoro in piscina (preparato da me), trasferendomi poi, nel pomeriggio, a Riccione. 

Il sabato ho fatto un altro bel giro in bici (arrivando ad un chilometraggio record di 285 km in una settimana!) sulle colline riccionesi in compagnia di Jacopo, altro mio compagno di squadra, che qua ci vive, e da buon romagnolo ha una bella gamba. Dovevamo arrivare fino al Carpegna ma il lavoro lattacido di nuoto mi aveva cotto un po' troppo le gambe, per cui ci siamo limitati (si fa per dire) a Mercatino Conca, Montegrimano Terme e San Marino scendendo da Faetano per tornare a Riccione.

E veniamo a domenica, il giorno del fattaccio. La camminata (Prima camminata dei 3 parchi) e' certamente suggestiva, discretamente dura, dato che si inerpica da Rastignano a Paderno,  e la discesa finale (Via del Paleotto per meta' poi una scarpata a tagliare) da urlo, solo che la pioggia aveva reso questa scarpata particolarmente scivolosa, ed io che nello sterrato sono negato, ho presto preso l'infilata e nel tentativo di limitare la culata ho usato il braccio sottoponendo il polso ad una pressione eccessiva. 

Morale nessun immediato dolore, ma nel corso della giornata il male si e' intensificato costringendomi tutto ieri ad immobilizzare alla belle e meglio il polso,


e stamane ad una capatina al Pronto Soccorso, attrezzato per attese bibliche (visto quello che la cronaca riporta). 


Il referto parla (per fortuna) di "Contusione al polso destro", banda elastica 4/5 giorni, un antiinfiammatorio e per il fine settimana dovrei essere di nuovo come nuovo. Meno male, perche' lo spettro della frattura sembrava paventarsi realisticamente. Devo comunque complimentarmi con il pronto soccorso del Sant'Orsola, che -pur con codice verde (secondo dal basso in gravita')- ha sbrigato la pratica "Ironfrankie" in soli 45 minuti, radiografie ed un bendaggio piu' professionale inclusi...


Ne approfittero' per uno scarico forzato, sperando in una super-supercompensazione.

giovedì 10 maggio 2012

E Futa fu...

Mi era sempre rimasta la curiosita', una volta giunto alla Raticosa (oramai scollinata diverse volte) di fare quei 13 chilometri che la dividono dalla Futa, e ieri dopo un puntiglioso studio su un giro di 133 km che la comprendesse, era arrivato il momento di soddisfare quella curiosita'. Non solo, il giro studiato comprendeva anche la discesa dalla Valle del Santerno, assaggiata solo in parte durante la Tre Monti. Cosi', partito dall'ormai consueta piazzola del cimitero di Castel San Pietro, in due ore ero alla Raticosa, con la morbida e solita scalata a Sassoleone, la strappata di Piancaldoli e del Poggio, e i regolari (ma mai facili) 7 chilometri che dal bivio per Firenzuola separano dalla Raticosa. Fin a qui tutto bene e conosciuto. 

 
 

Da qui si scende a Pietramala, che evidentemente risente del nome, perche' il fondo stradale e' bestiale, ed ho anche rischiato di cappottarmi, poi i ricordi si offuscano un po', come per tutte le cose dolorose che si tendono a dimenticare, perche' come si vede dalle foto si dovrebbe passare dai 986 metri della Raticosa ai 903 della Futa,  ma in realta' e' un su e' giu' piuttosto faticoso. Oltretutto le sirene adulatrici dei cartelli che indicavano la salvezza (le deviazioni per Firenzuola) sono almeno 3, e ognuna ha il proprio fascino, ma la mia determinazione a raggiungere il passo della Futa sono state prevalenti, ed alla fine ho raggiunto la meta.

 

Come si vede l'unica indicazione (assai invitante anche questa, lo ammetto), sono i 45 chilometri che mi separano da Firenze, ma piu' avanti si trovano anche le indicazioni per Bologna e Imola. E dunque si torna in Emilia (o meglio, in Romagna, prima...), passando per Castro San Martino e Firenzuola, imboccando poi la via Imolese, preludio ad uno dei tanti tesori naturali che abbiamo in Emilia-Romagna ma che non sappiamo esaltare: la valle del Santerno, infatti, e' praticamente una gola, che nulla ha da invidiare ad altre vallate da cartolina. Traffico non eccessivo, dolcemente in discesa si passano i comuni di Castel del Rio, Fontanelice, Borgo Tossignano e Casalfiumanese.

Per evitare al massimo il traffico della via Emilia avevo deciso di tagliare da Casalfiumanese in val Sellustria passando per Croara e poi (se le forze mi sostenevano) scalare Dozza e ridiscendere a Castello per una via interna. Solo che Google map di default (ed io me ne dimentico sempre) non da la funzione "terreno", e quindi gia' non sapevo che Casalfiumanese e' rialzato, e poi che la strada per Croara e' un connubio feroce di inferno-paradiso, tanto bella quanto dura da scollinare. Sinceramente avendo la mappetta del Garmin (e non la schermata delle pendenze) non ho idea di quanto sia dura, la gamba, pero' ha tenuto, e solo agli ultimi tornanti ho preso una pausa.

Poi la picchiata in val Sellustria e al bivio per Dozza ho tirato dritto (nonostante il fondo stradale da terzo mondo), erano gia' oltre 5 ore che ero in bici, e gambe a parte, tutto il resto era dolorante, perineo, schiena, collo, perfino le braccia. Alla fine ero parecchio soddisfatto, per il giro, per il chilometraggio, per i posti -splendidi- scoperti. Sei ore e venti (ma tante soste) e 134 km. Dislivello nizzardo (1850m +) e una proiezione IM di circa 8 ore sui 180 km. Ancora troppi, ma ho 50 giorni per limare un'oretta al tempo presumibile finale.




martedì 8 maggio 2012

Carico

Adesso comincio a fare sul serio. Il tempo si e' messo (speriamo) definitivamente al bello, smaltita la maratona di Londra, l'anniversario dei miei e il mio compleanno (con una piada al prosciutto a pranzo ed un gelato post cena), gli allenamenti assumono una caratteristica piu' consona ad una preparazione da Ironman. Ed ecco dunque che mercoledi (2 maggio) una bella nuotata all'ora di pranzo (grazie a Jacopo e Luca per avermi costretto a tenere un certo passo, senno' io facevo il bagno invece di una seduta di nuoto...) ha anticipato una corsetta ai Giardini Margherita nel tardo pomeriggio con Carla.

Il giovedi pero' ho dovuto riprendermi. E cosi' il venerdi ho inforcato la bici e mi sono fatto un bel giro, cercando di seguire il percorso della Dieci Colli, ma una volta arrivato a Gaggio Montano mi sono perso, e non ho trovato di meglio che scendere a Silla e farmi un gran pezzo della Porrettana, che gia' e' piena di camion, auto e moto ha pure un fondo che il pave' dell'Aremberg e' una tavolo da biliardo. Intontito da tutto cio' ho preferito scavallare Mongardino a Sasso (ma non me lo ricordavo piu' bene, senno' col piffero che lo scalavo!) che proseguire in quel delirio di caos.

Il percorso fino a Castel d'Aiano lo conoscevo (anzi, conoscevo la variante dura di Santa Lucia (e non quella passante da Cereglio), per arrivare alla Rocca di Roffeno, ma dopo il passo Brasa (fatto una volta da Montese con Gianni) il percorso e' stata una bella novita'. 

 

 

Un bel mangia e bevi fino a Gaggio, nella cui piazza inutile cercare da bene la fontanella per abbeverarsi, non c'e'. Ritornato sui miei passi al bivio per Silla (un paese due fiumi) ho preso questa direzione. Tralascio ogni ulteriore commento sul fondo stradale delle Porrettanan (e certe altre strade le asfaltano una volta l'anno, inutilmente!), e diro' che Mongardino e' stata dura, sara' perche' avevo gia' 100 km nelle gambe, sara' quel 12%, ma quei 4 km mi sono sempre indigesti.








Sabato un bel giro a Riccione per il mio compleanno alla scoperta di una piadineria (Sanchini, via Piacenza 22) dietro casa (grazie Ubaldo!) e in serata gelato della Funivia in piazza Cavour (Bologna). Mi spiace per Grom, ma ci sono gelaterie migliori, a Bologna.

Domenica la 30a edizione della Maratonina A.V.I.S. di Casalecchio (oramai di soli 14 km) ci ha visto impegnati lungo il parco della Chiusa (Talon) e lungo la "Strada Privata S.A.P.A.B.A." fino allo stabilimento chimico (Ciba) e ritorno con lunghi tratti di sterrato. Carla, partita con largo anticipo e' arrivata piuttosto stanca, io partito in orario con il gruppo, ne ho presto perso le orme e bel bello andavo tranquillo del mio passo quando il Mazzo, GP Balestro, Centokappa, Sergio e Vettorello del Pasta Granarolo mi hanno raggiunto e "costretto ad andare del loro passo", che doveva stare sui 5.40/km, ma che con la chiacchiera tendeva sempre ai 5.15/km. Alla fine ho approfittato di un ristoro per "andare via". Senza fortuna, perche' sono stato ripreso ben presto. 

Infine ieri, che doveva piovere ho di nuovo fatto un giretto in bici. Scelta la fondovalle Panaro come percorso, e come meta Fanano, poi visto che tutto sommato il tempo reggeva, ho segnato un'altra tacca, ovvero arrivare a Sestola scalando Trentino (e c'e' il suo perche' del nome!) arrivando poi solo al cartello di Sestola (comunque a mezzo chilometro dalla piazza), dato che le nuvole nere e minacciose stavano diventando un po' troppe. 82 chilometri alla fine, ma oggi pago dazio e non ho la forza neanche per una nuotata. 
 




 


venerdì 4 maggio 2012

Nozze d'oro

 Per il cinquantenario delle nozze i miei genitori hanno fatto le cose in grande. Affittate 3 sale di un'antico palazzo, invitati gli oramai pochi testimoni o amici di famiglia, un catering veramente all'altezza (ed e' difficile) e una bella festa. Mentre io pedalavo la celebrazione della messa, poi alla sera tutti a festeggiare gli sposi.

Qui sotto alcune immagini della festa.