A Fabio, 5 aprile 2009.

mercoledì 31 agosto 2011

Sono stato in un posticino....



Per chi come me non e' andato via ad agosto, il rientro dei reduci e' curioso: se vedete un uomo chiaramente occidentale vestito in caffetano bianco aggirarsi per via Santo Stefano, non vi preoccupate, ha solo comprato l'oggetto e prima di riporlo per l'eternita' in un cassetto vorrebbe convincere gli amici del bar della qualita' tessili e delle mirabolanti capacita' di frescura che il caffettano possiede. Ma anche perche', avendolo pagato uno sproposito deve giustificare a se stesso che non ha preso un bidone (come invece ha preso).

Poi ci sono quelli che sono stati a Riccione, Rimini, Cervia, insomma, in Riviera per il quarantesimo anno, nello stesso hotel, stesso bagno, stesso ombrellone... che ci vogliono far credere che c'e' qualcosa di nuovo. Ma come? La Riviera vive del proprio riciclarsi sempre uguale a se stessa, e costui mi viene a dire che c'e' qualcosa di nuovo?? Infatti si tratta di un posto che esiste da sempre (io mi ci incontravo con la "compagnia" 30 anni fa) ma che evidentemente costui non aveva mai visto.

Tra l'altro in Riviera (a Riccione, per lo meno) quando hanno cambiato qualcosa (per esempio quando hanno tirato giu' il cinema Zanarini) si sono profusi in scuse per un anno, sui giornali e sul luogo stesso, e tuttora alle Poste (che ne hanno preso il posto, in parte) ancora dicono "si, c'era il cinema, qualche tempo fa..." e sono passati 20 anni!, con aria contrita.

Quelli che sono andati "altrove", invece sono tutto un sdilinquio di bellissimo, favoloso, mi sono innamorato di, ci andro' a vivere, non sarei mai tornato a casa. Che sia Marina Romea o l'Australia e' lo stesso, state certi che in quel posto li' tutto e' piu' bello, favoloso etc etc.

Una collega di mia moglie e' stata a **** in un residence, e ne ha decantato tanto le lodi che io e Carla ci siamo precipitati a vedere il sito del residence: a Cervia una pensione a due stelle vi offre una camera piu' bella.

Cambiando argomento, oggi sono andato a farmi un altro passo, il San Valentino, perche' l'estate sta finendo e il tempo "in quota" puo' guastarsi da un momento all'altro. Ieri poi avevo anche corso, anzi, cricetato, ai Giardini Margherita, e gia' avevo male alle gambe... In piu' stanotte non ho dormito benissimo... Insomma, non ero al top.

Il passo San Valentino si prende o da Avio o da Mori, sono sempre oltre 16/17 km. Io ho provato da Avio, oggi. Posteggiata l'auto sulla strada che arriva dall'A22, subito il paesaggio e' spettacolare.

La strada si inerpica per 3 km dolcemente fra le montagne e dopo poco si incontrano cartelli curiosi...

o passaggi arditi...

Mano a mano che procedo scopro che e' antipaticissima, come salita: un metro diverso dall'altro, con pendenze irregolari che variano fra il 2 ed il 13%, a tradimento e repentinamente. il refrain pre-tornante pero' e' ripetitivo: strappo con pendenza a doppia cifra al cartello "tornante", leggera spianata prima e durante la curva, recupero della pendenza al 7/8/9% dopo. E di tornanti cosi' ce ne sono almeno una decina.

Vado avanti, un po' seduto, un po' sul manubrio per una dozzina di chilometri, fino a che, finalmente, dopo la diga, la pendenza sembra stabilizzarsi intorno al 7%. Intanto il panorama si apre...


Cosi' fino all'albergo (m 1312), che non e' il punto piu' alto di San Valentino, posizionato all'area di picnic un po' su, a 1325m.


Fa anche un certo fresco (15 gradi), cosi' fatte un po' di foto ridiscendo.

lunedì 29 agosto 2011

Ca' Bura

Ed insieme a tutte queste nuove cose anche l'essere ritornato a correre dopo parecchi giorni (che era un bel po' che non accadeva) ma il mio fisico, nel frattempo, ha deciso che era tempo di un controllo serio della schiena: quindi, elettromiografia che ha evidenziato un problema abbastanza serio alla cervicale (C6-C7) seguita da risonanza magnetica di cui avro' l'esito mercoledi.

Intanto, sollecitato da Roberto, domenica mattina mi sono presentato alla Ca' Bura, ovvero ai giardini in via dell'Arcoveggio per la corsetta dominicale, 10 chilometri e mezzo parte nella magnifica serie di Sostegni che facevano di Bologna un porto molto frequentato, in passato, tanto da essere la capitale della seta in Italia (se l'avessero avuto in Toscana ora avremmo la fila di turisti).

Ma siccome siamo a Bologna, dove di far vedere le nostre bellezze turistiche ci vergogniamo un po', al punto che questa zona fino a pochi anni fa era talmente degradata da essere un grosso centro di topi e pantegane, e anche da gente molto equivoca, e il canale Navile una discarica a cielo aperto.

Ora, grazie all'interessamento di associazioni, cantanti, e privati e' stata fatta una grande opera di bonifica e restauro, e la zona e' letteralmente rinata. Tanto che correre e' diventato piacevole. Ma essendo per lunghi tratti sterrato, ed anche piuttosato "mosso" non era certo l'occasione migliore per ricominciare, ma "come si dice?": prima o poi bisognava.

Ero talmente distrutto che ho dormito 3 ore a cavallo del mezzogiorno, dopo... E anche oggi le gambe si lamentavano. Ma comunque dovevo tornare a Riccione, per questioni burocratiche, e cosi' ne ho approfittato per una sgambata in bici che (purtroppo!) non posso documentare perche' per la seconda (o terza) volta della mia vita sportiva (quasi decennale) mi sono dimenticato il Garmin.

Disperato ma non troppo (devo avere il controllo di tutti i dati!) ho comunque tenuto fede all'intenzione: scalare Gemmano. Tre chilometri da pa(v)ura, con rampe al 15% ed oltre, senza tregua e buona parte al sole. Ci sono arrivato da una strada che non avevo mai fatto, ovvero via Passano e Croce una volta salito a Coriano. Sia pure con una breve sosta ce l'ho fatta, ma e' stata piuttosto dura.

Intervallo


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venerdì 26 agosto 2011

Giro della Grande Guerra




Il post Manghen richiede riposo, e difatti venerdì mattina sono un'ameba. Nel pomeriggio andiamo a Riccione, e sabato abbozzo una nuotata in mare. La conferma che io ed il nuoto, al momento, siamo un po' distanti, lo dimostra il fatto che dopo pochi minuti torno all'ombra del fido ombrellone.

Di correre neanche a parlarne, l'alta pressione non da tregua e i 35 gradi sono la norma. La mattina presto -che la temperatura sarebbe anche sopportabile- non riesco piu': ho una peristalsi troppo sensibile.

Rimane, dunque, la bici. Così lunedì mi sono lanciato verso un classico di qualche anno fa: la Valsellustra, una microvalle che da Toscanella di Dozza si arrampica fino a Sassoleone. Ma, pur con tutta la volonta' del mondo, a meta' della salita, assaltato dai tafani e cotto dal sole, devo rinunciare. Senza togliermi comunque lo sfizio di "scalare" Dozza, che da questo lato si fa dare del lei.

Cosi' arriviamo a ieri, giovedì, quando con il nuovo Roberto partiamo alla volta del Trentino, obbiettivo Rovereto, da cui parte un percorso splendido. 75 km, 1900m di dislivello, "cima Coppi" a 1789m, Forcella Valbona. Giornata memorabile, soprattutto per la compagnia, perche' io e Roberto siamo diversissimi, direi agli antipodi, ma forse proprio per questo ci basta un'occhiata per intenderci, pur conoscendoci da pochi anni. Quel Roberto che per qualche tempo ha avuto dei problemi di salute, ma che ora sembra voler tornare agli antichi splendori. Quel Roberto cui non saro' mai riconoscente abbastanza per avermi fatto conoscere il triathlon.

Ma torniamo al nostro giro. Arrivati a Rovereto e (con un po' di difficolta') trovato il parcheggio già sulla strada per Terragnolo, pronti via cominciamo a salire.

Per 25 km non faremo altro, su una strada con pendenza abbastanza regolare al 6/7%. Fino a Serrada, da cui prenderemo a destra per Fondo Grande.

Tre chilometri in cui possiamo rifiatare un po', ma poi la strada ricomincia a salire, verso il Passo Coe.

1610m, ancora caldo, ma almeno si respira. Ma non e' finita, facciamo un paio di chilometri in discesa, poi ricominciamo a salire, e fino alla Forcella Valbona la salita non ci da tregua.

Capiamo di esserci solo perche' dall'incrocio cui arriviamo le strade scendono solo, dato che non ci sono cartelli che sanciscono la nostra impresa. Ridiscendiamo verso Folgaria da Fiorentini, ma per parecchi chilometri non scendiamo sotto i 1450m, ed anzi la strada e' vallonata.

Purtroppo non ci sono ne paesi ne fontane, e riusciremo a riborracciare solo a Folgaria. La discesa a rotta di collo verso Calliano ci riporta alla realtà: ora i gradi sono 38, ore 13 e 30. I 5 km che ci separano da Rovereto li facciamo con la forza della disperazione, come l'ultimo strappetto dalla piazza di Rovereto al parcheggio.

L'auto e' talmente calda che devo tenerla accesa per un bel po'. Cinque ore terribili, siamo sudati, accaldati distrutti, ma felicissimi. Ci consoliamo con 10 kg di mele (inimitabile il duetto alla bottega de La Trentina, uno dei colossi della raccolta mele, dove Roberto voleva essere rassicurato che le mele (gala e renette) fossero del nuovo raccolto. Uno spasso!

Una giornata cosi' non la cambierei per tutto l'oro del mondo....

venerdì 19 agosto 2011

(Ri)Manghen!




E' proprio vero. Maggiore e' la sofferenza (sportiva, intendiamoci!), maggiore e' il piacere. Ed il ricordo. Cosi', come dicevo nel precedente post, quando ho invitato Roberto (esaltato dall'idea) ad una scalata "vera" (ovvero sulle alpi) offrendogli Bondone, Corno, Baldo o Manghen, sapevo che sarei ritornato sul "mostro".

Si, il Manghen mi ha lasciato un sapore diverso, la' dove la fatica e' estrema e (soprattutto) finale, la' dove ogni metro trasuda di conquista.... Esagero? Provateci. Due volte, magari. Poi mi saprete dire.

Cosi' alla fine siamo in quattro a Borgo Valsugana. Io, Roberto, Gianni e Corrado, sceso dalla Val di Sole (dove era in vacanza) ad insegnarci cosa vuol dire scalare dei passi. L'obbiettivo e' di fare entrambi i versanti, anche perche' siamo partiti prestissimo da Bologna e alle 10 e mezzo siamo gia' in bici in salita.

Io parto subito, gli altri devono "scaldare la gamba", tanto mi riprenderanno presto... 34-28 fisso, tanto il Manghen e' poco fantasioso, 23 chilometri e mezzo dove al massimo spiana con un 3%. Pero' e' bastardo, irregolare, in certi punti ti tiene li' con un 6/7%, in altri (a tradimento) pedali al 12/13%...

A Telve mi passano "leggiadri" Gianni e Corrado, io li ammonisco che la salita e' lunga... C'e' traffico, ma -di solito- quando inizia la salita vera (al bivio per Torcegno), la strada si svuota. Ma e' il 17 agosto, e i 2000m attraggono molti, specie quando a valle ce ne sono 30 e si e' in vacanza.

Cosi' il traffico (auto e moto) e' abbastanza sostenuto. Anche ciclisti, sia in salita sia in discesa, una ventina alla fine. Dopo un leggero falso piano, dove avevo messo il 50, mi accorgo (ancora!) che la pila e' scarica e il cambio elettromeccanico e' "morto". Gia' mi vedevo seguire i prodi con l'auto e mentre rifletto sul da farsi, provo un'ultima volta... Il deragliatore ha un sussulto e porta la catena sul 34... Altri minuti e ancora dei sussulti... 21...24..28.. Ok, tanto non mi serve altro per salire... A scendere vedremo. Pero' la salita e' salva. Mi rimetto in sella e dopo qualche minuto arriva Roberto: ha scaldato la gamba, ma sta gia' smoccolando. Lui, stavolta. Ma siamo solo al settimo chilometro....


In due passa meglio (non bene: siamo comunque bagnati spolti di sudore, e gli scarpini ne sono pieni), e quando arriviamo a Calamento ne avremmo gia' abbastanza (soprattutto la mia schiena....) ma qui inizia il bello... l'undicesimo ed il dodicesimo chilometro, dopo il ponte sul fiume, sono da panico, 13/14% fisso sotto il sole. Procediamo anche a zigzag. Poi si ritorna nel bosco e la pendenza si attenua, ma di poco. E arriviamo ai meno 5. 5 km al passo, 500m di dislivello. 10% fisso. Stavolta sembra durissima, anche perche' le spalle, i lombari e le gambe sono dolenti. Tengo duro, e alla fine, la rampa finale al 15% la faccio con la sola forza della disperazione. Stavolta un bel fanculo riecheggia nella valle.

E' fatta, per me. Roberto arriva poco dopo, ma anche per lui e' stata durissima. Se non fosse l'uomo rude che conosco direi che una lacrima gli scende sulla guancia, e se anche fosse lui direbbe che e' sudore.


Il tempo di un caffe', di un ricordo allo chalet (affollato e rumoroso) che arrivano Gianni e Corrado: hanno sbagliato strada a Telve e si sono fatti 15 km in piu'. Sono stravolti anche loro, e hanno una fame da lupi. A questo punto (e' l'una) decidiamo comunque di ridiscendere verso Borgo e di fermarci al Ristorante Baessa. Io da vero talebano alimentare mi faccio linguine ai funghi, Corrado i canederli, Gianni e Roberto polenta funghi e formaggio fuso.

A Borgo io sarei gia' pronto per tornare, ma Corrado e Gianni vogliono strafare, e un bagno al lago di Caldonazzo non se lo fanno mancare. Io e Roberto evitiamo, temendo una congestione.


Ritorniamo a Bologna a sera, contenti tutti di aver domato un mostro, e di aver fatto "qualcosa di grande". Tanto piu' se fatto due volte...

Ferragosto

17, 19, 21. Sono i giorni di ozio assoluto passati, rispettivamente, prima di ritornare a correre, ad andare in bici e a nuotare. Un poì voluti, un po' po' per forza, dato che Lake Placid mi ha distrutto, fisicamente, ma soprattutto moralmente. Riprendere a correre e' stata dura, riprendere la bici un po' meno, nuotare durissima.

La corsetta, martedi (9) sera ai Giardini Margherita, un'oretta a cricetare nel perimetro, senza pensieri (ma pur sempre con il Garmin...), ha dato indicazioni che gia' sapevo: il fondo c'e', il passo solito (sui 5.45/km, senza forzare), e' quella che (se non fosse per i piedi) riprenderei piu' in fretta. Tant'e' che sabato sera ho replicato a Riccione sul lungomare, divertendomi anche.

Il nuoto (sabato) e' stato duro. A Riccione, in mare, ho bevuto subito (complice un'ondina fetente...), e mi sono trovato subito a disagio. Mezzora e sono ritornato a riva, sfiancato.

La bici e' quella che al momento mi attrae di piu'. Sara' che i passi ed i monti scalati a giugno mi hanno lasciato una soddisfazione immensa, ma e' quella che in questo momento mi sento piu' di fare. Non per allenamento, proprio per piacere. Ma soprattutto con piacere.

La "rinascita" fisica di Roberto (un grande da cui dovremmo imparare tutto salvo la sua visione politica del mondo) mi ha coinvolto subito: un bel giro verso Medelana-Luminasio giovedi (11), passando dall'Eremo di Tizzano e Mongardino. D'accordo era il lato piu' abbordabile (ma non certo facile), in piu' temevo per la mia spalla, ancora, dopo oltre 2 settimane, dolente. Ed invece (tranne l'ultimissima salita, piede a terra) alla grande, con uno spirito anche positivo (io che in bici smoccolo come un camallo genovese...)

Ci siamo lasciati con un appuntamento immancabile: una grande salita da fare il mercoledi (ieri, post ad hoc) successivo. Nel mezzo, ozio e riposo. Il timore maggiore era che la testa cedesse e in mezzo a tutto questo ozio facessi sport da tavola, mangiando ed ingrassando. Ma -al contrario- il peso non solo tiene ma cala: stamattina 78,9 kg, roba mai vista negli ultimi.... 30 anni, direi.

Beh, la spiegazione e' semplice, sto perdendo massa muscolare, con tutto questo riposo. Di certo essere piu' leggero (ma anche piu' riposato) mi ha aiutato ieri al Manghen.

Il Ferragosto ci ha portato prima (vigilia) al concerto di Jovanotti (in forma il ragazzo, ed anche la voce e' meno stonata del solito!), poi alla cena (il 15) di famiglia, a Stiore da mia cognata, il cui marito aveva preparato una grigliata eccellente, oltre alla solita allegra compagnia. Ne temevo il contraccolpo della bilancia, ma -come detto- nessuno contraccolpo, anzi....

martedì 9 agosto 2011

Ci voleva...

Innanzitutto, finalmente una citta' semi vuota, anche se gli spaccamaroni sono rimasti, o forse sono io che ho una soglia di sopportazione minore. Meno auto, meno caos e lunghi momenti di silenzio. Inutile sperare che sia sempre cosi', la citta'.

Poi (mai lo faccio) vorrei sottolineare la "storica" decisione di S&P di abbassare il rating USA. Al di la' del fatto che non so bene (anzi, per nulla) di cosa significhi, di cosa ci costera', di cosa comportera', ma quello che mi fa godere e' il fatto che la spocchiosita' USA finalmente ha subito un bel bagno di umilte'. Ripetero' (all'infinito, a scanso di equivoci) che io adoro gli States, che tutte le volte che vado la' mi sento piu' a casa che a Bologna (o Riccione), che farei i salti mortali per avere la Green Card ecc. ecc., ma che quando vedo certe presunzioni mi domando quando avranno il contrappasso.

Ho avuto modo, in passato, iscrivendomi ad una mailing list (tra l'altro su loro invito), di cercare di spiegare a quei caproni che la "bolognese sauce" non esisteva, che l'aglio non e' un ingrediente fondamentale da mettere sempre e che i tortellini non di mangiano con il ragu'.

Per capirci, la "bolognese sauce" e' -secondo loro- ogni sugo con la carne ed il pomodoro (anzi, il ketchup, orrore!), l'aglio e' -sempre secondo loro- l'ingrediente che noi italiani usiamo sempre, e i tortellini sono al ragu' (bolognese sauce, ovviamente). Inutile dire che (dopo lunga discussione, sfociata nella mia espulsione dalla ML) io ero in errore che loro -gli americani- sapevano benissimo come fare una perfetta "bolognese sauce", che l'aglio era l'unico ingrediente che la cucina italiana mette sempre e che i tortellini sono solo al ragu'... E che io ero un italiano non italiano. Ho dovuto arrendermi a tanta supponenza.

Ora, voi capite bene che andare a discutere con un americano che afferma di essere il depositario della democrazia e che come tale si sente in dovere di esportarla e' una partita persa. Quindi, lasciateli pure cuocere nel loro brodetto (almeno finche' non ci bombardano -per sbaglio- o sempre per sbaglio non ci tirano giu' una funivia) e godetevi il resto. Perche' la loro cucina -non i fast food- e' ottima quanto puo' essere la nostra, la carne e' tenera, il pesce eccellente (basta dire, se vi chiedono la dressing, la salsa, no, thanks, just "dry"). Tranquilli, sono umani anche loro e pur con smorfie di disgusto vi porteranno il piatto senza salse epatoletali.


venerdì 5 agosto 2011

Non comprendo

Parlo a nuora perche' suocera intenda.

Quando ritorno in Italia, dopo le esaltanti esperienze (triathletiche ed organizzative) estere, rimango basito. Il principio secondo cui tu sei responsabile in toto dei tuoi comportamenti e' incredibile. L'esempio tipico e' il rapporto al bike check-in del sabato in un Ironman. Innanzitutto non esiste un orario definito, per cui tu puoi, dalle 10 alle 16 (di solito) accedere alla Transition Zone senza problemi.

All'accesso, poi, non si e' costretti ad indossare il casco, il pettorale, a fare la foto, a perquisizioni corporali e dei materiali. Nulla di tutto cio': sai che e' obbligatorio usare il casco nella frazione di bici, o meglio dal momento in cui prendi la bici -o te la porgono gli steward- al momento in cui la lasci, sempre agli steward suddetti o allo strallo, quindi non c'e' bisogno che tu dimostri di avere un casco ne' tantomeno, di indossarlo. Puoi anche gironzolare per la zona cambio, e la mattina della gara puoi aggiungere o togliere cose dalle sacche run e bike appese.

Addirittura, al 70.3 di Orlando le bici non avevano un posto definito, ma dal (esempio) 700 al 749 le bici potevano essere posizionate liberamente nello strallo dedicato, per cui io che avevo il 724 ero in testata, con a fianco il 711.

Questo e' il triathlon, il vero triathlon. Non quello del "vietato", come assurdamente si vede ultimamente nei nostri campi gara. Certo, la WTC (l'organo proprietario degli Ironman, dei 70.3 e dei 5150) ha regole poche e ferree, ma sono quelle da decenni, e non certo sclerotiche come quelle che la Federazione internazionale (o la Fitri sola?) ha imposto di recente (vietato posizionare un asciugamano e un qualsiasi oggetto che identifichi la propria bici!!!, ma io come faccio a trovarla, allora??)

Certo, la questione del posizionamento della bici e' piu' delicata, ci sono certi che "la buttano alla cazzo" (mentre il ferreo regolamento impone che sia posizionata dalla parte della sella), ma da qui ad arrivare a squalifica per una bici posizionata male ce ne corre... Personalmente sono per le penalita' temporali (dopo richiamo verbale), perche' mica ci pagano a noi per fare centinaia di chilometri, levatacce e litigate con mogli/fidanzate. E poi, organizzatori plumoni, dotatevi di portabici consoni, e non di semplici sbarre dove la bici sta in equilibrio precario di suo. Oppure fate come in moltissime gare (ovviamente IM, ma perche' non farlo anche da noi?) dove volontari sveltissimi prendono al tua bici appena passata la riga dello smonto.

Infine sono 15 giorni che non nuoto, corro o vado in bici, ozio totale (ma anche un rigoroso controllo del cibo) e un dolore alla spalla da quel di' che mi ha fatto prendere la decisione di rinunciare all'IM del Galles, almeno per quest'anno, per impegni minori e meno dispendiosi, in termini fisici-mentali. Di sicuro non saro' a Serravalle il prossimo 28 agosto (ho gia' scritto abbondantemente l'anno scorso il perche') e forse (ma e' pur sempre una levataccia e poi devo vedere se la spalla smette di farmi male) potrei fare la GF dei Castelli Malatestiani.

Potrei essere al Sella Ronda Bike l'11 settembre e a Numana per l'Olimpico il 25. Chissa'? Ma ho ancora un sassolino, riguardo al 70.3 di Pescara, che riguarda un magazine, la Fitri e... Ma prima devo controllare due cosette....


mercoledì 3 agosto 2011

IM Lake Placid - Day 6 to finish

Lunedì 25 luglio

Come e' dolce il risveglio dopo un ironman! Sono tutto un dolore, ma l'essere arrivato alla finish line mi da la forza per godermi questo momento. Oggi, come sempre, giornata dedicata al riposo, o meglio al contatto con la citta' che per la tensione pre gara non mi sono goduto. Quindi -dopo gli ultimi acquisti all'expo e aver portato la bici da rimpacchettare- un bel giro nei dintorni (poco interessanti, in verita', di Saranak Lake) e poi di nuovo a Lake Placid per negozi. Il pranzo ci porta da Jimmy's e poi in serata alla steak house Great Adirondak Brewer Co. dove solo per il fatto di aver preso la birra (prodotta da loro, eccezionale!) ci omaggiano di due bei bicchieri da una pinta. Averlo saputo prima....

Martedì 26 Portland

Oggi tappa di trasferimento, e grazie al navigatore ci godiamo il Vermont, il New Hampshire e il Maine, dove facciamo tappa serale soggiornando a Portland, in uno splendido hotel (il Fireside Suite & Inn). Cosi' come la cena, da Dimillo, dove le aragoste sono il piatto principale (e unico, direi). Portland e' Una deliziosa cittadina old style, con ancora i ciottoli per le strade e le case in muratura. Tanto bella che anche i negozi di souvenir hanno qualcosa di speciale.

Mercoledì 27, Bradford.

Nonostante ogni tentativo, dormire a Boston, questa sera, e' impossibile, e dobbiamo ripiegare fino a Bradford, 50 km a nord. Il posto e' splendido, comunque. In giornata eravamo andati a Freeport, il porto franco a nord dove abbiamo fatto diversi acquisti, da Abercrombie e Northface, il tutto a prezzi di molto inferiori ai gia' bassi.

Cosi' come all'outlet di Foxboro, famoso per essere "The place of New England " ovvero la squadra di football americano Del Maine. In serata cena al T-Bone di Bradford (che al contrario dell'hotel, il Country Inn & Suites, favoloso!), che per la prima volta ci ricorda che negli States fanno da mangiare soprattutto male, con un salmone troppo scaldato per me ed una aragosta immersa nell'olio cotto immangiabile per Carla. Noi comunque siamo ligi e la gratuity del 15/18% -come sempre- la lasciamo (ricordo che i camerieri sono pagati dalle mance, negli USA).

Giovedì 28 Boston

Peccato poterci stare solo oggi, perche' Boston meriterebbe diversi giorni. Anche la citta' del Massachusetts e' old style, con il caratteristico Freedom Trail che illustra la storia di come gli States sono diventati indipendenti. Il percorso e' lungo, ma ce lo facciamo tutto, e merita davvero. L'hotel, il Radisson e' all'altezza.

Venerdì 29 New York

Giornata nerissima, dal punto di vista viario. Il piano era semplice, partire per tempo da Boston, arrivare a New York nel primo pomeriggio all'hotel, a Manhattan, scaricare i bagagli, portare l'auto all'aeroporto e goderci il pomeriggio e la serata gironzolando per la citta'.

Fino a 23 miglia (meno di 35 km) da New York (con sosta in un altro outlet al confine con il Rhode Island, a Wrentham, per acquistare il mio nuovo trolley e una nuova valigiona, tutto bene. Da quel momento fila a passo d'uomo. Erano le 15 e 30. Siamo arrivati all'hotel alle 19 e 30. Il tempo di fare il check in e riprenderci che partiamo per il Jfk, dove arriveremo alle 21 e 30, dopo altre 2 ore di fila. Alla fine siamo di ritorno per le 23, e riusciremo a sederci a tavola (catena Applebee, eccellente) poco prima di mezzanotte. Una giornata delirante, pesantissima. L'hotel, poi non aiuta, ha camere microscopiche e dobbiamo muoverci uno per volta, comunque siamo dietro Times Square e comodi per tutto.

Sabato 30 luglio, New York.

Giornata acquisti, e quindi Hollister, A&F e Aeropostale, poi a Central Park (dove riviviamo l'impresa di novembre ripercorrendo gli ultimi chilometri corsi nella maratona) e visitando "Strawberry Field" il luogo dove hanno fatto un mosaico "Imagine" dedicato a John Lennon. Altro i miei piedi non riescono, e torniamo in hotel a fare le valigie, che ora sono proprio piene.

Domenica 31 luglio

Alle 11 e 39 il GoLink ci porta in aeroporto, ed ora siamo in volo sulla Groenlandia, destinazione Amsterdam.