A Fabio, 5 aprile 2009.

lunedì 2 aprile 2012

Aprile

Aprile e' il mese della primavera, delle uscite in bici, e delle assemblee soci. Una delle attivita' cui devo sottopormi annualmente e' partecipare ad alcune assemblee soci (o azionisti) delle banche o aziende di cui posseggo azioni. Non che fra migliaia di soci il mio voto valga granche' (o sia l'ago della bilancia), ma e' un'attivita' cui devo sottostare.

Il copione (il rito, direi) e' uguale per quasi tutte. Ci sono diverse centinaia di persone (anche migliaia) con piu' o meno deleghe che si accomodano in un emiciclo enorme, (spesso e' un padiglione fiera) ad ascoltare il consiglio di amministrazione che racconta cosa ha combinato nell'ultimo anno, spiega il bilancio, ne giustifica il disavanzo o si bea dell'avanzo. Alla fine la votazione serve per approvarne l'operato (ed il bilancio) e rinnovarne la fiducia. In parole povere.

L'anno scorso ero andato a Modena ed era scoppiato il finimondo (erano intervenuti i carabinieri a sedare gli animi) e i soci erano divisi in tre fazioni, che si guardavano (e si guardano) in cagnesco. La querelle aveva dilatato i tempi per il vero motivo cui si partecipa a questo evento: il buffet. Erano quasi le 14 quando hanno aperto le porte e piu' che un buffet sembro' una carica di cavalleria, con il galateo ignorato e ogni tipo di educazione elusa.

Ieri, altra assemblea soci, altra banca, altro stile. Quando siamo arrivati (erano quasi le 11.00) gli interventi erano praticamente finiti, tutti come leit motiv facevano notare al consiglio di amministrazione il fatto che si poteva fare di piu', che pero' la (associazione, assemblea, circolo etc.) suggeriva di approvarne il bilancio. Alla fine per votazione -palese, praticamente un'acclamazione, perche' tutti tranne UNO (di numero)- hanno approvato il bilancio.

Cosi' alle 12.30 "senza null'altro su cui deliberare, l'assemblea e' sciolta, buon appetito" e via al buffet. Spiazzati da tanta celerita' i soci erano quasi restii ad avvicinarsi ai tavoli, ma una volta preso coraggio, la fame ha preso il sopravvento. Con consumata esperienza di queste cose ho scelto un tavolo non immediatamente all'ingresso ed in poco tempo ho riempito il piatto di antipasti freddi, che ho consumato per meta', i buffet non sono mai di qualita' eccelsa.

Poi sono passato ai primi, o troppo conditi o con la pasta dura... Mmmmh non ci siamo... La carne? Dura e stopposa... Passiamo ai formaggi e ai salumi, e la qualita' (e quantita') era decisamente sufficiente. I dolci, erano invece di qualita' industriale, e oltretutto uno anche alle noci di cui sono allergico, e gli altri alla frutta sciapi e anonimi. Caffe' imbevibile e vino (io guidavo e quindi mi sono astenuto) giudicato di qualita' scarsa. Anche il pane era "normale".

Cosi' oggi ho pensato bene di fare penitenza, e considerate le previsioni piovose dei prossimi giorni, ho inforcato la bici da Castel San Pietro e (di nuovo) sono salito verso Sassoleone lungo la Valle del Sillaro. Ancora? Si, perche' mi e' rimasta la curiosita' di cosa c'e' dopo quella curva a sinistra dopo la fontana di Sassoleone, tante volte traguardo. Lo so benissimo, ma oggi mi sentivo di proseguire.

Cosi' ho passato Belvedere, Giugnola, rimanendo diversi chilometri sui 500m, dieci sopra e dieci sotto, anche con una temperatura fresca, oppure ero io poco vestito. Poi a Piancaldoli, prima un botolo incazzoso attaccato alla ruota posteriore, poi il tornante a destra segna l'inizio delle danze. Piancaldoli credo sia l'unico paese costruito in salita al 10%. un chilometro di pura fatica, che non molla nulla.

Fino al bivio per Firenzuola la pendenza rimane costante al 7/8%, poi gli ultimi chilometri prima del Passo della Raticosa spiana un po'. Si perche' alla fine mi sono visto costretto ad arrivare fino al passo, l'alternativa era quella di tornare indietro per la stessa strada e non mi andava. Per il ritorno Valle d'Idice e Via Emilia, tutta contro vento. E 101 km.

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