(18/19 giugno) Che emozione tornare a provare questa Granfondo! Dopo 8 anni.. Era il primo anno che tolsero il Manghen. Dalla curiosita' provai quel passo 4 volte, negli anni successivi. Quindi ero molto carico e voglioso di provarla in gara.
Per l'occasione (visto che Carla vede Feltre come una maledizione) mi aveva accompagnato Alan, gamba da scalatore, ma con promessa (sua) di pazientare il mio arrivo, previsto per la sera. Albergo "a ca' di dio", come da tradizione per questo evento, a Faller, cioe', 15 km da Feltre..
Comunque ci siamo organizzati bene. Parcheggi al Famila, grosso supermercato a poche centinaia di metri dallo start. Alle 6.30 siam gia' in griglia, l'aria e' fresca ma non fredda. Il rispetto che questa granfondo pretende, lo si desume dal brusio dei ciclisti: nessuno urla sguaiato, nessuno cerca di oltrepassare le griglie (impoossibile comunque).
Alle 7 il via. Subito Alan prende il largo, io capisco subito che sara' una pessima giornata. Il leggero falsopiano a salire mi fa perdere posizioni su posizioni, e tenere una ruota (qualsiasi!) mi riesce impossibile. Cosi' arriviamo alla prima salita: Cima Campo. Nome anonimo, pendenza regolare e sub 6%, niente di meglio per iniziare, no?
Mi sembra anche di andare meglio del solito, tutto sommato. Ma gia' la schiena mi duole. Arrivo in cima provato, ma mi ripeto che non e' un mio problema.
Paesaggi bucolici, in discesa, dove do il meglio, ma non basta: arrivo alla deviazione dei percorsi in ritardo, il Manghen non mi vuole. Cosi devo deviare per il Broccon, passo bello ostico. Dove la schiena mi abbandona. Arrivo in cima sfatto, il dolore e' troppo e decido di ritirarmi, anche perche' vedo il carro scopa.
Mi dicono che ora prendono la bici, ma ci vorra' mezzora per il pulmino.... Gia' che sono li', mi conviene scendere a Canal San Bovo. E aspettare entrambi li'. Vabbe' allora scendo. Non so, forse e' stato un'impennata di orgoglio, un sussulto di non so che, ma arrivo alla fine della discesa e continuo. Il passo Gobbera e' corto (si fa per dire, ovviamente: sono solo 5 km, contro i 11/12 dei precedenti...)
Poi inizia a piovere...
Nella discesa m accorgo di quanto siano fantastiche le ruote Mavic che Salieri di Bike Innovation di Imola (BO) mi ha venduto, io che odio le ruote in alluminio (e i copertoncini) mi butto a capofitto, e le ruote, sul bagnato inchiodate al terreno. Sensazione di sicurezza incredibile! Ma ben presto la discesa finisce, un lungo pezzo in pianura, sotto il diluvio precede il Croce d'Aune: lo spauracchio di questa granfondo. La prova di maturita'.
Il passo inganna: i primi 3 chilometri sono relativamente duri, poi spiana per 3/4 quando la chiesa del paese appare. E li' si sbuffa, si zigzaga, si mette il piede a terra, anche. Io riesco laddove molti mollano (lo strappo al 16%), e mollo laddove tutti rilanciano tirando il fiato (quell'ultimo km all'8% per poi spianare al 2). Comunque sono passato. E ovviamente ricomincia a piovere. Anzi a diluviare! Ma ormai sono in trans agonistica, velocita' anche di 55 km/h...
Le gocce sulla faccia fanno male, ma chissenfrega, ormai sono a Feltre, anche se gli ultimi 200m sono da codice penale: 10% sui cubetti di porfido, preceduti da una curva secca a sinistra, dove parecchi vanno lisci per terra, causa bagnato... Mi concentro, sguardo basso, e salgo. Eccolo li', "Per oggi basta salita", il cartello che vale piu' dello striscione Finish, qui a Feltre.
Report Seconda parte
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