A Fabio, 5 aprile 2009.

giovedì 7 febbraio 2008

Oh gioia, oh gaudio!

Oh, un bel post retorico, qualunquista e menefreghista ci mancava, eh?

Il 13 (ed anche il 14) aprile saro' in Arizona, la domenica a disputare l'IM e il lunedi a riposare. Con sommo piacere vengo esentato dal dover andare a votare. Non che fossi costretto, qualora presente, ma comunque un certo senso dello Stato mi appartiene e quindi anche l'andare a votare, per cui alla fine sarei comunque andato.

Cosi', lontano migliaia di chilometri vivro' pochissimo (spero, anzi, per nulla) il clima elettorale, l'appello disperato agli elettori indecisi, i dati dell'affluenza ogni 3 minuti, le facce e le reazioni del dopo, i giochini, e tutto il contorno carnevalesco che ne consegue. Tutto esattamente uguale a tutte le altre volte.

Non mi fregano piu'. Il colore cambia ma alla fine sono uguali a se stessi, tanti burattini messi li' ad inventarsi modi per spremere Pantalone. E noi a pagare, perche' Pantalone siamo noi. Ma non mi scandalizzo di costoro. Costoro sono solo il risultato del voto.

Io sono cresciuto con principi sani e rigidi. Magari mia madre li avrebbe voluti un po' piu' cattolici, mio padre un po' piu' accademici (la laurea, o almeno il diploma di ragioniere), ma la sostanza e' chiara. Cio' che mi sfugge di certi personaggi che scrivono di cose politiche (Bocca, Scalfari, quel genere li') e' che si scandalizzano dei politici quando dimenticano il concetto di base. Siamo noi che li abbiamo votati.

Cioe', siamo noi conniventi e complici di questa situazione. Del suo mal ciascun pianga se stesso, mi e' stato insegnato. Quindi ben ci sta se ora abbiamo dei politici di cosi' basso spessore. E non rompetemi le balle con un Grillo o un personaggio simile. A meno che non si tiri su le maniche, e conquisti il 75% del parlamento non potra' fare un accidente.

Ha ragione sciffo: non andate a votare: quale miglior segnale?

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