Venerdì di pregara, con le solite pause morte. Si aspetta l'ora per mettere la bici in T-Zone. In giro per gli stand dell'expo, poi a mezzogiorno e mezzo approfittiamo del Pasta Party, io gratis come atleta, Carla 10 euro. Poi ritorniamo in hotel, io controllo le borse se ho tutto e mi preparo la routine. Verso le sei porto bici e borse dentro, gironzolando fra le bici per vedere chi c'è e curiosare. Incontro Leonardo al suo strallo, gli do due dritte perché comunque è al suo secondo mezzo e non ha ancora tutto chiaro. Soprattutto, a differenza delle gare italiane la procedura nuoto-borsa-tenda-bici e' disarmante, tanto semplice. Bisogna solo ricordarsi la fila giusta, ma si può essere anche poco lucidi. All'uscita incontriamo Riccardo (Rosticci), altro fortissimo triathleta X-Terra, al suo primo mezzo "stradale" e quindi incerto anche lui sulle procedure.
Sabato, il giorno della gara, viene preceduta da una notte quasi insonne, il timore per il gomito e' forte, e comunque la bici mi preoccupa molto. Nel pre start riesco a calmarmi, e al via, seguendo l'istinto cerco di partire un po' davanti, invece che prudentemente nelle retrovie. Ragionandoci, nelle retrovie ci sono gli insicuri ed anche quelli che nuotano maluccio, quindi preferisco partire a metà per evitare botte dolorose.
Infatti prendo presto un buon ritmo, e, nonostante il gomito non "si sciolga", riesco a tenere un buon passo. Alla fine esco dal nuoto in meno di 38', un ottimo tempo, perché gomito a parte, come al solito, non ho usato le gambe. Con calma prendo la bici, e mi avvio. Nei primi 15 chilometri, piatti e con vento, se non proprio a favore, laterale, tengo la media sui 27, poi comincia la salita, ed i guai. Fin qui la gestione del dolore al gomito, e' difficoltosa ma non impossibile, ma comincio a sentire male al lombare sinistro. Probabilmente per compensare il minore appoggio del braccio destro equilibrio forzando la parte sinistra della schiena.
In breve sulla salita il dolore si aggrava e sono costretto a diverse pause per stirarmi. Con estrema fatica arrivo in cima, quando avevo già deciso di ritirami, non riuscendo più a proseguire. Inutilmente cerco di farlo capire al servizio d'ordine, che mi consigliano di raggiungere un ristoro. Durante la discesa mi si spegne pure il cambio, e tuttavia supero almeno una decina di cronoman terrorizzati. Il cambio mi si è bloccato sul 34-21 e nelle condizioni in cui sono non riesco proprio a proseguire. Al ristoro mi garantiscono assistenza, che la macchina arriva, li dove sono, a Campanet, ma sono costretto ad aspettare inutilmente oltre due ore... Per poi tornare da solo!
Quando arrivo al cambio comunico che mi sono ritirato (ho anche tagliato via 25 km, tirando dritto da dov'ero), e con calma mi metto le scarpe per camminare, ed esco dalla zona cambio. Devo tenere il chip, sennò non recupero la bici dopo, e quindi fra i giri che faccio per cercare Carla passo anche sui sensori, che mi registrano... Così, Carla credendo (e anche i vari signori dell'organizzazione, oltre che nel real time) che io fossi in gara non riusciamo ad incontrarci fino ad almeno le 17.00.
A parte questa pecca organizzativa un signor 70.3, stupendo il luogo e molto economico. Insomma, tornare per finirlo ci torno, ma anche molto volentieri. E -mi sa- anche in altri periodi.
Per ritirarmi io deve proprio succederla grossa. Io non la considero mai un'ipotesi praticabile, e se il cambio non mi avesse abbandonato non so se non avrei proseguito. Di certo stare sulla bici altri 45 km sarebbe stato molto problematico, e poi i 21 a piedi anche peggio. Oggi in effetti ho seri problemi a piegarmi e ad infilarmi i bermuda da in piedi, per dire. Ed anche il braccio e' abbastanza rigido.
Di certo non potevo non provarci. Non mi sarei perdonato di non averci almeno provato. Così sono molto sereno nel dire che ho dato tutto quello che potevo (forse anche un po' oltre, ma era la schiena che faceva più male non il gomito) e quindi sono molto sereno nel dire di aver fatto la scelta giusta. La bellezza del posto poi mi spinge, come ho detto, ad un piacevole ritorno. Intanto mi sono comunque preso la maglia da finissero, come memento....
Oggi, domenica, siamo andati a vedere una delle (tante, essendo l'isola patrimonio UNESCO) il capo Formentor, sempre fra frotte di ciclisti e cicliste che qua possono trovare un paradiso, dato che gli automobilisti sono molto cortesi e danno sempre la precedenza alle 2 ruote. Altro mondo, insomma. Poi ci chiediamo come mai tedeschi, inglesi e russi (ed anche noi) veniamo qua...
Quando arrivo al cambio comunico che mi sono ritirato (ho anche tagliato via 25 km, tirando dritto da dov'ero), e con calma mi metto le scarpe per camminare, ed esco dalla zona cambio. Devo tenere il chip, sennò non recupero la bici dopo, e quindi fra i giri che faccio per cercare Carla passo anche sui sensori, che mi registrano... Così, Carla credendo (e anche i vari signori dell'organizzazione, oltre che nel real time) che io fossi in gara non riusciamo ad incontrarci fino ad almeno le 17.00.
A parte questa pecca organizzativa un signor 70.3, stupendo il luogo e molto economico. Insomma, tornare per finirlo ci torno, ma anche molto volentieri. E -mi sa- anche in altri periodi.
Per ritirarmi io deve proprio succederla grossa. Io non la considero mai un'ipotesi praticabile, e se il cambio non mi avesse abbandonato non so se non avrei proseguito. Di certo stare sulla bici altri 45 km sarebbe stato molto problematico, e poi i 21 a piedi anche peggio. Oggi in effetti ho seri problemi a piegarmi e ad infilarmi i bermuda da in piedi, per dire. Ed anche il braccio e' abbastanza rigido.
Di certo non potevo non provarci. Non mi sarei perdonato di non averci almeno provato. Così sono molto sereno nel dire che ho dato tutto quello che potevo (forse anche un po' oltre, ma era la schiena che faceva più male non il gomito) e quindi sono molto sereno nel dire di aver fatto la scelta giusta. La bellezza del posto poi mi spinge, come ho detto, ad un piacevole ritorno. Intanto mi sono comunque preso la maglia da finissero, come memento....
Oggi, domenica, siamo andati a vedere una delle (tante, essendo l'isola patrimonio UNESCO) il capo Formentor, sempre fra frotte di ciclisti e cicliste che qua possono trovare un paradiso, dato che gli automobilisti sono molto cortesi e danno sempre la precedenza alle 2 ruote. Altro mondo, insomma. Poi ci chiediamo come mai tedeschi, inglesi e russi (ed anche noi) veniamo qua...
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