Il lunedì, come giorno dopo l'Ironman, e' certo il giorno migliore. E' il giorno "tana libera tutti", quello in cui mi godo tutto il mangiare possibile. Quindi ho fatto una colazione "estrema", con frittata, pan cake, waffle ed ogni altro ben di dio ci fosse sui banconi. Poi mi sono goduto l'indolenzimento totale, con doloretti ovunque. Infine scambiarsi il sorriso fra gli indossatori della maglietta finisher, che vale oggi come un titolo nobiliare. Tanti, ho scoperto, non hanno finito il nuoto, e posso capirli. Molti aspiranti Ironman finisher hanno nel nuoto il punto debole, e in questo ironman il nuoto e' molto difficile.
In ogni caso sia io che Carla avevamo notato che noi siamo l'unica coppia dove il partner non ironman e' in forma come (se non di più') il partner Ironman, perché' invariabilmente ad un fisico atletico dell'atleta corrispondeva un'ammasso enorme di grasso indefinito della compagna (o del compagno in un caso)
In mattinata quindi ho solo fatto smontare ed inscatolare la bici, che per me si riduce a smontare i pedali, il manubrio e il canotto sella, ma il brasiliano davanti a me - simpatico come una merda di piccione in testa, ha "preteso" non solo che gli smontasse anche il gruppo centrale, ma che impacchettasse con il pluriball ogni parte scoperta di quel cesso di Specialized Transition vecchio di un paio di anni, il tutto dentro una di quelle sacche morbide che io non userei neanche per portare la bici al mare nella mia auto.
Lui no, e quando aveva già' messo la bici dentro la sacca, la moglie, simpatica come lui ma al cubo, ha preteso di "attaccare" 3 borracce al telaio. Comunque ho potuto raggiungere Carla in spiaggia e godermi un po' del tepore anche io, prima di andare a San Miguel a fare le ultime compere fra cui il cappellino IM Cozumel Finisher 2012. Per il resto non sono riuscito a fare granche oltre le valigie.
Martedi. Che e' invece il mio giorno peggiore post ironman, perché i doloretti piacevoli ora sono dolori incredibili, e tutto il corpo, con particolare riguardo per la schiena e la gambe, sono rigide e marmoree. In più il traghetto e' stato infernale come all'andata, e quindi 90 minuti di beccheggio e intorpidimento. Insomma arrivare a Tulum, 50 km a sud del Terminal e' stato molto faticoso. Quindi decidiamo subito, dopo aver visionato questo hotel prenotato su Booking.com (itour), di rimanere una notte in più' per fare le cose con calma. La nostra camera si chiama Revolution, perche' non hanno numero ma un nome, e sono tutte (6) diverse. Oggi recupereremo e domani visiteremo le rovine maya.
Pero', intanto decidiamo di perlustrare la costa, perché' Tulum citta' (ed hotel) sono ad un paio di chilometri dal mare. In mezzo, giungla. Qualcosa di (molto) caratteristico questa citta' ce l'ha: e' hippie. Non per finta, hippie tipo anni 70! Tutti i turisti sono vestiti con camicioni decorati, pantaloni alla zuava (o cagarella) con cointura di corda anni '70 ed hanno i capelli come allora: lunghi ed intrecciati (ma non alla giamaicana).
In piu' sandali in cuoio e borsello. Perline a braccialetto o alla caviglia. Comunque l'idea di sporcizia, tal quale agli anni '70. Oddio sembra aver preso la DeLorean ed essere tornati indietro 40 anni… Anche i negozi hanno merci che richiamano quegli anni: un paio di allampanati americani suonano anche il Sitar camminando per la via centrale…
In piu' sandali in cuoio e borsello. Perline a braccialetto o alla caviglia. Comunque l'idea di sporcizia, tal quale agli anni '70. Oddio sembra aver preso la DeLorean ed essere tornati indietro 40 anni… Anche i negozi hanno merci che richiamano quegli anni: un paio di allampanati americani suonano anche il Sitar camminando per la via centrale…
Mercoledi. Oggi prima visita turistica vera. Le rovine maya di Tulum. Belle. Ovviamente, essendo la prima volta che vengo in Messico, non avevo mai visto nulla di simile. Non occupano un gran spazio, pero' si capisce che i maya erano ben organizzati e molto capaci. Il sito sorge sul mare, in posizione rialzata, per essere ben difeso.
Ci giriamo per un'oretta e alla fine ci dirigiamo verso la spiaggia di San Jose', per goderci un bel sole. Nel pomeriggio altro giro in citta', alla scoperta di altri "out of time"... Nel frattempo ci hanno cambiato la stanza. Ci e' toccata la Hugo Sanchez, dedicata al calciatore messicano con lunghissima militanza nel Real Madrid.
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